Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Gregory Hoblit, il cui miglior film al momento rimane quel piccolo gioiellino di cattiveria ed ironia che è "Il tocco del male", è un regista che cura molto le sceneggiature alla base dei suoi film: dialoghi interminabili, intrecci complessi, colpi di scena infiniti(ad esempio in "Schegge di paura"). Forse, è proprio la sua cura certosina per il dettaglio intellettuale a rendere le sue opere interessanti, ma spesso troppo verbose, fredde e lunghe: come già era capitato nel film che ha lanciato in tutto il mondo il bravissimo Edward Norton(e qui la cosa ricapita, visto che Gosling, amato da anni da diversi critici e fan dal palato fine, è diventato davvero conosciuto dopo questa pellicola), anche qui Hoblit costruisce una trama complicata come un puzzle, dove tutti i pezzi alla fine vanno nel posto giusto(un po' come il suo protagonista, Crawford), cervellotica e ben costruita, ma molto arida dal punto di vista emotivo, se non fosse per la bellissima performance di Gosling, capace di coinvolgere con un semplice sguardo lo spettatore. Il regista sembra ignorare volutamente qualunque spunto drammatico notevole(il contrasto tra Willy e la sua amante, il dramma interiore generato dal senso di ingiustizia, il bello scontro di menti e personalità tra Crawford e Willy...)per soffermarsi in modo compiaciuto sulle dinamiche puramente intellettuali dell'intreccio, come se il fine fosse quello di mostrare la propria abilità nel creare un riuscito "gioco ad incastro giallo", più che coinvolgere visceralmente lo spettatore: come se Hoblit volesse giocare una partita a scacchi, in cui mostrare la propria intelligenza, ma senza alcun proposito emotivo.
Il risultato è godibile, e non annoia più di tanto, ma non lascia alcun segno addosso, al pari di un interessante gioco enigmistico. Rimangono tuttavia notevoli le performances di Anthony Hopkins(bravo, anche se il ruolo è per lui l'ennesima variante dello psicopatico geniale) e di Ryan Gosling: bello, carismatico, e davvero credibile: l'unico a coinvolgere lo spettatore anche dal punto di vista emotivo, e con la leggerezza e la spontaneità dei grandi attori: gli bastano un sorriso, un moto delle spalle, ed uno sguardo per comunicare più di mille parole.
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