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Leoni per agnelli

Regia di Robert Redford vedi scheda film

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La recensione su Leoni per agnelli

di mc 5
8 stelle

Esistono quei film destinati a dividere in due il pubblico, o per i contenuti e le idee, oppure per la "forma" della messa in scena. Questo è proprio uno di quei casi in cui la reazione degli spettatori può essere solo di netta repulsione o di condivisione appassionata. Chiarisco che il film mi ha entusiasmato, ma posso capire chi (e mi è stato detto che è capitato in diverse sale) non resiste ed esce prima della fine. A questo punto chi non ha visto il film sarà in preda alla curiosità piu' allarmata: ebbene, si tratta solo di un film DI PAROLA e DI IDEE, qualcosa, insomma, a cui al cinema non siamo abituati. Cerchiamo sempre qualcosa di spettacolare che qui proprio non esiste nel modo piu' assoluto. Non c'è nemmeno una trama; ripeto: è solo un susseguirsi ininterrotto di dialoghi fra persone che pongono a confronto le proprie idee. Idee sulla pace, sulla guerra, sulla politica estera degli USA, su dove sta andando il mondo e soprattutto su QUALE mondo noi adulti consegneremo in eredità ai giovani. Banalità? Non direi proprio. Ed è straordinario che un film come questo (che poi è un non-film) sia diretto e voluto (nonchè interpretato) da una superstar di Hollywood (di nome Robert Redford). Roba da non crederci, se non fossimo consapevoli che la passione di Redford per l'impegno civile (accompagnata ad un concreto interesse verso il cinema indipendente) è qualcosa che viene da lontano, non è certo decisione dell'ultim'ora. Quei dialoghi cui accennavo si svolgono in due situazioni differenti. Abbiamo una giornalista televisiva che intervista in esclusiva un boss del partito repubblicano (Meryl Streep e Tom Cruise): lei è sconcertata di fronte alle scelte "muscolari" del politico in fatto di strategie militari e di guerra al terrorismo, e si chiede se, in quanto rappresentante dei media, sia giusto per lei farsi strumento di mera propaganda governativa. L'altra situazione è l'ufficio in cui un docente universitario (Robert Redford) colloquia con un suo giovane allievo, e dal confronto emerge la disillusione del ragazzo, unita ad una incredibile apatìa verso tutto ciò che lo circonda, dai problemi sociali all'attualità politica. Redford cerca dunque di evocare le esperienze che lui stesso provò da giovane per insinuare qualche dubbio nella mente svuotata e un pò cinica del suo allievo. Le due situazioni che ho evocato vengono proposte in modo alternato, e sono intervallate dalle vicende di due soldati americani impegnati in Afghanistan in una operazione di guerra. E va anche detto che i due soldati furono a suo tempo, prima di partire volontari, allievi del docente Redford. Come accennavo all'inizio, posso comprendere le reazioni annoiate di chi in un film cerca azione, trama, svolte di sceneggiatura, spettacolo. Ebbene, io invece sono stato totalmente coinvolto da quei lunghi discorsi. Questa immersione di un'ora e mezza in uno sguardo sull'oggi e sul senso delle scelte militari americane (che poi hanno inevitabili ripercussioni in ogni altro Paese alleato) è stato per me qualcosa di benefico. D'accordo, ci sono i detrattori che hanno già accusato Redford di aver realizzato un comizio democratico piu' che un film; per non parlare poi di coloro che affermano "Ma chi è Redford per impartire lezioncine di politica o per farci predicozzi moralisti?". Okay, sono opinioni legittime. Che mi vedono completamente dissenziente. Anzi, addirittura, vorrei ringraziare personalmente Redford per aver realizzato questo film che -è bene dirlo- si rivolge piu' che altro al pubblico americano. Eh sì, perchè le cose che lui enuncia nel film per noi europei sono concetti già noti, mentre gli americani, condizionati da un concetto ossessivo e fuorviante di patriottismo, da certe orecchie non ci vogliono proprio sentire. E poi, a parte tutto, ma me lo dite voi, chi cacchio glielo fa fare, ad un superdivo hollywoodiano, probabilmente miliardario, ormai anche avanti con gli anni, di metterci soldi e faccia per fare un film come questo o per realizzare ogni anno quella splendida realtà che è il Sundance Film Festival? La passione per il cinema indipendente, e per un cinema di IDEE, la passione per la consapevolezza civile e politica. Ecco cosa glielo fa fare. Poi capisco che se uno politicamente la pensa all'opposto di Redford possa non stargli simpatico, ma la sua onestà e coerenza di fondo è qualcosa che NESSUNO gli può disconoscere. I dubbi evocati dal dialogo Streep-Cruise sul ruolo dei media nell'informare correttamente il mondo sulle scelte militari americane sono un tema attualissimo. Quel dialogo che vede una Streep tormentata dal dubbio racchiude un messaggio fortissimo, che però gli americani faticano a raccogliere, se è vero che il film negli USA è stato un mezzo flop (nonostante il cast di forte richiamo). E quell'inquadratura finale sul viso dubbioso del giovane studente, quel primo piano su quell'espressione "sospesa" è forse il messaggio piu' forte del film. E a questo proposito vorrei tentare una riflessione sicuramente ardita e forse anche inopportuna: quel ragazzo disilluso ed incline al disimpegno proprio perchè deluso da tutto, che parentela potrebbe avere col giovane protagonista di Paranoid Park? Io non ho risposte, la mia è solo una proposta di riflessione.

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