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Mongol

Regia di Sergei Bodrov vedi scheda film

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La recensione su Mongol

di ROTOTOM
4 stelle

Temudzhin è un Khan, figlio d’un Khan. Un buon Khan, ma Kahn che abbaia non morde e allora viene ucciso con una ciotola di latte avvelenato, come fanno gli albanesi ai cani da guardia prima degli assalti in villa. Il piccolo Kahn viene inceppato in attesa che cresca per essere ucciso ma riesce a scappare. Corre corre corre corre nella steppa finchè non viene ripreso. E viene inceppato di nuovo in attesa di essere ucciso, nonostante sia cresciuto. Neppure i più mefistofelicamente ingenui attentatori del mondo nemici di 007 anni ’70 erano così assurdamente attendisti. Riscappa e corre corre corre corre nella steppa ancora inceppato finchè non giunge un luogo sacro dove prega e magicamente si disinceppa. Allora cerca la moglie della quale si era invaghito a 9 anni quando era pasciuta come una bambina del Mulino Bianco e si ritrova tra le mani una modella fresca di manicure, nonostante la dura vita agreste, che assomiglia a Pochaontas. Ma proprio mentre è lì sul più bello che sta per affondare il ciclope calvo tra le bianche cosce della sventolona ella viene rapita dai cattivi. La sfiga cosmica continua, il Khan guarisce, sterimina i cattivi e ritrova la moglie gravida di un altro. Fa nulla. Pazienza. E vabbè, capita. Lo ricatturano i mercanti di schiavi e lo imprigionano per svariati anni. La moglie lo libera grazie ad un sofisticato stratagemma: la fica. E quindi si ripresenta a lui con un altro figlio avuto da un ricco mercante. Finalmente libero, dopo essere stato per anni in una cella senza lavarsi, muoversi, nutrirsi degnamente, la notte stessa finalmente la sua mogliettina riesce a trombarla pure lui. Perché vabbè essere mongolo, ma idiota del tutto no. Diventa in seguito il Khan di tutti i Khan, senza menarli per l’aia. Vince la battaglia finale contro l’altro Kahn, perché di Khan ce né un can can, grazie ad un temporale perché i mongoli, fedeli all’essenza del loro nome, hanno paura dei tuoni e finalmente quando sta per cominciare l’epica saga del più grande conquistatore dell’Asia, il film finisce. E i titoli di coda esibiscono una colonna sonora Metal-Mongola da fare rabbrividire. E non ci viene neppure spiegato perché tutti lo chiamano Gengis. E non si sa neppure il perché della leggenda che la più grande progenie del mondo sia quella di Gengis Khan, che si favoleggia sia un terzo del mondo intero, visto la quantità di mogli e figli avuti durante l’esistenza, quando sua moglie l’hanno trombata tutti. Ma tutti tutti. Aspettiamo con trepidazione un Mongol 2: torna a casa Lassie. Episodio in cui, appunto, il Khan torna a casa dal fratello di suo padre: Zio Khan.
Mah….

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