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La giusta distanza

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La giusta distanza

di mc 5
8 stelle

Uscita nelle sale insieme al bel film di Soldini "Giorni e nuvole", la pellicola di Mazzacurati testimonia che esiste ancora un cinema italiano "vivo" e capace di raccontare l'Italia di oggi, con dignità e con misura, senza compromessi ed avvalendosi di buone sceneggiature e di validi attori. Si tratta di una vicenda ambientata in quel Nord Est statico ed immobile come le sue nebbie e le sue campagne, che Carlo Mazzacurati conosce molto bene. In fondo non è una storia originalissima, racconta di cose e persone che conosciamo, di una realtà che ci è nota, ma lo fa con garbo e con discrezione, mescolando i sentimenti alla fotografia di una realtà sociale in trasformazione, con le sue inquietudini e le sue ipocrisie, tipiche di una situazione in cui l'anima contadina convive con quella industriale non senza contraddizioni e contrasti. Possiamo individuare nel film due porzioni, piuttosto ben distinte, e separate fra loro da un evento luttuoso del quale meglio non dire per non svelare sorprese. La prima parte è quella girata meglio, perchè esprime tutto il piacere del racconto del microcosmo di una provincia campagnola, narrata con elegante discrezione, utilizzando attori con le facce giuste, alcuni dei quali alla prima esperienza in ruoli "importanti" da protagonisti; e mi riferisco a Giovanni Capovilla (il ragazzino con la vocazione da giornalista), Ahmed Hafiene (un tunisino inserito nel tessuto lavorativo del nord est), ma soprattutto la bravissima Valentina Lodovini, uno di quei volti di donna (bellissima donna!!) che non si possono dimenticare. E sul futuro luminoso di questa attrice sono in molti a scommetterci. In fondo il suo ruolo non è niente di eccezionale, anzi all'inizio, quando lei compare, sembra di assistere alla classica situazione da commedia all'italiana della "bella-straniera-che-arriva-nella-cittadina-di-provincia-e-ne-sconvolge-le-abitudini". Ma la Lodovini mostra fin da subito la sua capacità di attribuire sfumature e risvolti interessanti ad un personaggio tutto sommato piuttosto ordinario in ambito cinematografico. Ripensando alla sceneggiatura e all'ambientazione, il pensiero va ad un altro film recente accomunabile a questo dalla sua essenza di "noir di provincia": "La ragazza del lago". Ma qui la mia opinione è piuttosto netta: il film di Molaioli mi ha deluso per il suo minimalismo eccessivo, era un film dove non succedeva mai nulla e tutto si reggeva solo sulla faccia monocorde di Servillo. Nel nostro caso invece, per fortuna, c'è una sceneggiatura che funziona, il tutto è forse piu' tradizionale, con qualche "fronzolo" in piu', ma almeno lo si guarda con piacere, anche da parte di un pubblico meno smaliziato. Dicevo prima che il film è idealmente scindibile in due fasi diverse: detto della gradevole andatura della prima, bisogna dire che la seconda parte è quella "noir", quindi piu' cupa e rigorosa, per quanto non esente da qualche forzatura narrativa. Rispetto al film di Soldini, questo ha goduto di una minore promozione e comunque è uscito nelle sale con un numero molto inferiore di copie: è un peccato, perchè secondo me il film avrebbe tutti i numeri per poter funzionare anche presso il grosso pubblico delle multisale (fermo restando che trattasi di prodotto elegante e di qualità). E aggiungo che, sempre rispetto al film di Soldini, l'ho apprezzato di piu': là era il "tema forte" del precariato a colpire allo stomaco, mentre qua invece ritroviamo il sano piacere di raccontare una storia, e dunque forse è cinema che è piu' nelle mie corde. E poi qui c'è una bella coralità di personaggi, tutti piuttosto riusciti (si veda ad esempio il cialtrone ipocrita impersonato dal bravo Battiston). Quanto alla scelta di impostare la vicenda utlizzando registri narrativi diversi (commedia, noir, storia d'amore) mi rendo conto che per alcuni risulterà un difetto: io ritengo invece che questa scelta sia stata realizzata con sufficiente equilibrio. Interessante, anche se forse un pò incompiuto, il personaggio di Giovanni, il neo-giornalista: divertente all'inizio sentire la sua voce fuori campo introdurre lo scenario e i personaggi del film...e mi ha fatto ripensare al giovane protagonista di "Ovosodo", proprio per i toni brillanti. Infine un cenno per segnalare un ruolo decisamente minore, benchè riuscito: Natalino Balasso. Costui è un personaggio sorprendente (intendo proprio come percorso d'attore) : Balasso è emerso come comico nel giro (ormai inflazionatissimo e dunque non piu' qualificante) di "Zelig". Ma noi, qui a Bologna, sappiamo che viene da molto piu' lontano, e chi ha qualche annetto sulle spalle come me, ne ricorderà le divertenti scorribande creative sia in tv locali ormai scomparse, sia in piccoli club di cabaret che oggi non esistono piu'. Non sono addentro alle faccende di giornalismo ma sono convinto che di giornalisti con molto pelo sullo stomaco (come quello qui impersonato da Fabrizio Bentivoglio) in giro ce ne siano parecchi, cioè quelli che raccomandano ai cronisti principianti di non "affezionarsi" troppo ai casi di cui scrivono...eppure, al di là della fiction, è proprio grazie al contributo di giornalisti consapevoli e testardi che molti casi di cronaca sono stati riaperti quando sembravano già chiusi o destinati a rimanere irrisolti.

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