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La giusta distanza

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La giusta distanza

di barabbovich
8 stelle

Per riuscire a praticare nel migliore dei modi la professione di corrispondente per un giornale di provincia, come gli ha insegnato il suo mentore (Bentivoglio), Giovanni (Capovilla) - ventenne dell'immaginario paesino veneto di Concadalbero - deve imparare a mettere la giusta distanza tra sé e i fatti che racconta. Il principio diventa di difficile applicazione quando Mara (Lodovini), la supplente trentenne della locale scuola elementare da poco giunta in paese, viene trovata morta. Sospetti e indagini convergono immediatamente sul meccanico tunisino (Hafiene) che aveva una relazione con lei.
Con La giusta distanza Mazzacurati si conferma l'aedo di un'umanità appartata, colui che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare lo scandalo in provincia facendo tesoro della lezione di Germi. Qui la pietra dello scandalo è la graziosa maestra elementare, che suscita prudori e invidie, con un personaggio che riecheggia la Sandrelli di Io la conoscevo bene e la Golino di Respiro. Sullo sfondo c'è il Veneto operaio raccontato tante altre volte in film come Notte italiana, Il prete bello e La lingua del santo, lo stesso Veneto che ha prodotto il fenomeno leghista dieci anni prima dell'ascesa di Umberto Bossi, il Veneto fabbrica nazionale di serial killer (da Roberto Succo a Gianfranco Stevanin), il Veneto che ha una percentuale di lavoro infantile più alta di quella della Sicilia, il Veneto dove stereotipi e pregiudizi - l'altro tema del film - sono di casa. Tutte realtà che il regista padovano conosce bene e che contribuiscono a disegnare i chiaroscuri di un film nero e torvo come lo sguardo del giovane protagonista, i contorni sociologicamente allusivi e le atmosfere cupe di un'opera che per trama e scelte stilistiche ricorda il coevo La ragazza del lago.

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