Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Una quattordicenne russa finisce in ospedale per un’emorragia dovuta ad un parto complicato. Quando la ragazzina muore, l’ostetrica (Naomi Watts) prende a cuore il caso e si introduce nei meandri della malavita russa di stanza a Londra per capire cosa le sia accaduto e chi sia il padre della neonata.
Bel thriller. Avvincente e coinvolgente. Girato bene da un David Cronenberg che con gli anni non ha perso il suo tocco d’autore, né le sue peculiarità, e recitato splendidamente da un trittico di attori (la citata Watts, ma anche Vincent Cassel e soprattutto Viggo Mortensen) che dimostrano di sentire molto profondamente i ruoli assegnatigli. In particolare l’ex Aragorn, feticcio Cronenerghiano dopo “A history of violence” e prima di “A dangerous method”, tiene la scena meravigliosamente sottostando alle numerose richieste estreme del regista, che individua nel suo corpo, una costante della cinematografia di Cronenberg, il centro focale della narrazione (e che frutterà a quest’ultimo una nomination come migliore attore protagonista).
Il finale sospeso e che lascia riflettere (anche su un potenziale sequel) è un valore aggiunto ad una storia emozionante, che non disdegna, come nell’animo di Cronenberg di mostrare la violenza in maniera palese (il combattimento di Mortensen nella sauna è particolarmente forte, così come il numero di lame e pinze affondate nella carne non sono per tutti gli stomaci). La crudezza ostentata di molti frangenti (così come la nudità di Mortensen) rappresentano segni distintivi con cui Cronenberg decide di raccontare il suo concetto di violenza, in questo caso ostentata per dare un’enfasi realistica al torbido ambiente in cui nasce e si sviluppa.
Ottime ambientazioni e fotografia. Vale la pena trovare un’ora e mezza di tempo per vedere un thriller finalmente degno di tale nome.
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