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Funeral Party

Regia di Frank Oz vedi scheda film

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La recensione su Funeral Party

di kubritch
8 stelle

Credo che sia il film che ha ispirato "Mine vaganti". L'ho visto per pura combinazione, dopo il film di Ozpetek. Le analogie sono tante. Non un'imitazione ma, a suo modo, un attestato di stima. Una famiglia benestante della campagna londinese che si raccoglie intorno al capezzale del patriarca in occasione del rito funebre. Il figlio che ritorna all'ovile dopo tanto tempo, spostandosi dalla sua attuale residenza Newyorkese alla provincia londinese e con un carico di menzogne sul suo stato di benessere economico. La rivelazione omosessuale; la competizione tra fratelli che darà una svolta imprevista alla storia; l'ambizione letteraria frustrata del fratello che ha sacrificato i suoi sogni in nome della famiglia; ecc... ecc... Ne succedono di tutti i colori con un andamento da commedia sofisticata slapstick, del tipo "Scandalo a Filadelfia" ma anche nel solco di una tradizione sit-com di matrice inglese. Ciò che lo attualizza è il linguaggio scorretto, qualche inserto splatter e i temi 'macguffin' - la droga, l'omosessualità nascosta. Il film si presenta compatto e armonico da tutti i punti di vista; non straborda mai dal suo nucleo centrale, fisicamente incorniciato dalla bella villa che lo ospita. Tutto all'apparenza è idilliaco ed elegante, come quegli horror alla luce del Sole anziché all'ombra, prevedibilmente demoniaca, della Luna, ma man mano che procede la storia ci accorgiamo, senza sottolineature pedanti, della miseria umana e del cinismo di tutti personaggi. Il bellissimo discorso finale più che invitare al "vulimmese bene" all'italiana, "tarallucci e vino", denuncia per contrasto la qualità dei rapporti umani. La bontà del defunto è confermata, piuttosto che sminuita, dalla sua relazione extraconiugale, per evidenti motivi. Cose inconcepibili per l'Italia papalina. E' una di quelle famiglie, in fin dei conti emancipate, poiché non manca il rispetto alle persone, non ci si scandalizza per il 'cosa' ma per il 'come'. Il figlio, durante il discorso, arriva persino ad elogiare il genitore. Va detto, che non tutto mi ha convinto. All'inizio avrei limato meglio la scrittura, almeno, delle premesse comiche. Tuttavia, la raffinatezza di Oz sta nell'evitare di infarcire il racconto di soluzioni pomposamente melodrammatiche (quello che è un po' il gusto degli italiani a giudicare dalla ignobile fiction televisiva). Per esempio, il finale si svolge tranquillamente in salotto. Io non voglio fare, per forza, l'anti-italiano, però, la classe non è acqua. Il cinema italiano è stato grandissimo, insuperabile, elegantissimo, il più libero di tutti, ma in passato non certo oggi. E' come se la classe dirigente, nel solco dei suggerimenti andreottiani avesse stabilito che è finita la pacchia, si torna nei ranghi. I media servono per educare la gente ad essere dei docili lavoratori. Io non sono un vecchio nostalgico. Non ho vissuto quei tempi. Nè ho fatto scuole di cinema - e come avrei potuto permettermelo, essendo nato povero (relativamente alla nostra società, s'intende. Col mio abbigliamento non mi farebbero mai entrare nei clubs esclsivi. Meno male!)? - per cui non sono uno di quegli studenti di cinema con la puzza sotto al naso.

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