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Io non sono qui

Regia di Todd Haynes vedi scheda film

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La recensione su Io non sono qui

di Kurtisonic
7 stelle

Poster Io non sono qui La chiave giusta per aprire la porta di un film come Io non sono qui, non si trova in un agognato paradiso di fronte al quale spellarsi le nocche della mano e bussare con impazienza. Il regista T.Haynes dopo aver tributato il suo amore verso ciò che la musica moderna ha rappresentato nella cultura giovanile con il dolente Velvet Goldmine (1998) prende spunto dalla biografia e dalla carriera musicale di uno dei mostri sacri dello scenario musicale, il più poetico ed il più immune allo scorrere del tempo, Bob Dylan. La didascalia iniziale sembra prendere le distanze da una certa convenzionalità, nella quale film biografici o musicali ricadono puntualmente condizionati da un lato dalla presenza del personaggio che ripercorre la creazione del suo mito, dall’altra sfruttando opportunisticamente brani musicali di grandezza mondiale che non farebbero che sovrapporsi enfaticamente a qualsiasi immagine. L’avvertimento alla porta d’ingresso è promettente, dall’ovvio “ispirato dalla musica” al più stimolante “ dalle molte vite di Bob Dylan”. Haynes lavora sulla mediazione fra le due componenti, appiattisce la dimensione temporale, amplifica e realizza una dimensione dello spazio che come nella migliore tradizione di una trascendenza nell’ascolto della musica fa viaggiare ovunque la mente desideri. I brani musicali fanno da sottofondo, sfumati e mai invadenti, mentre accompagnano eventi più o meno significativi di un protagonista che assume le sembianze di sei personaggi estremamente diversi fra loro, da un bambino afro americano, ad un emarginato, da un cantautore misconosciuto ad un attore, da un aspirante poeta ad una donna, l’unica le cui sembianze sono simili a Dylan. I dialoghi sono estrapolati dai testi di alcune canzoni, citazioni poetiche, dichiarazioni pubbliche, frammenti di interviste. Come piccoli quadri d’autore, i sei momenti dell’esistenza dylaniana sono anche portatori di una cifra stilistica e linguistica diversa, Haynes dimostra le sue capacità creative senza mai sovrapporre un personaggio sull’altro ma unendoli senza fare troppo caso all’ordine cronologico con le parole che da materia effimera diventano rappresentazione tangibile della realtà. Il risultato è bilanciato e inaspettatamente omogeneo, non solo per chi può attribuire a qualche evento della vita del cantautore significati più precisi per l’evoluzione della sua carriera, ma anche per il neofita dell’ultima ora. Scaturisce dalle sequenze un personaggio dalle mille sfaccettature, poco circoscrivibile, dalla natura tanto semplice quanto inafferrabile, tanto dal non essere mai dove si pensa che si possa comprendere fino in fondo. Io non sono qui, ma posso essere dentro le parole delle canzoni, le stesse parole dell’ascoltatore, della strada, della poesia nascosta ovunque. Anziché trasformare i testi in immagine come in un gigantesco videoclip, Haynes ribalta completamente l’asse portante della visione grazie alla sua abilità narrativa, incollando attimo per attimo figure plastiche e immagini oniriche, gesti improvvisati con movimenti che accompagnano la ritmicità, che arrivano alla musica della parola dove il poeta, l’anima creatrice può e deve essere chiunque. La stupefacente personalizzazione di C.Blanchett se dal punto di vista interpretativo è efficacissima dal meritarsi una Coppa Volpi, sul profilo narrativo è anche il capitolo meno inatteso e paradossalmente riporta la parte finale verso una lettura più canonica. L’artista quando si rivela più spontaneamente meno fedele all’immagine che ne hanno di lui gli altri, non viene più capito, non viene più ascoltato, la sopravvalutazione del mito porta alla distruzione e al rifiuto, la paura del cambiamento accende la rabbia e la frustrazione. Tuttavia Io non sono qui si rivela un modello di rappresentazione riuscito nel suo genere, dove il controllo della presenza o chiamiamola la non diretta riconducibilità al personaggio e l’equidistanza con i testi ne fanno un prodotto dalla veste originale e magnetica che si differenzia nettamente dalle più classiche biografie o dai film musicali più conosciuti dal pubblico di massa.

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