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Io non sono qui

Regia di Todd Haynes vedi scheda film

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La recensione su Io non sono qui

di FilmTv Rivista
8 stelle

Il mondo si divide in due: i dylaniani e i dylanisti. I primi il vecchio Bob lo adorano, gli altri lo apprezzano. Appartenendo alla seconda categoria, confessiamo una certa fatica nel seguire gli attorcigliamenti di Io non sono qui, biografia cubista del menestrello di Duluth scritta e diretta da Todd Haynes, che già sul glam rock disse qualcosa di elaborato e originale ai tempi di Velvet Goldmine. Le fasi della vita di Dylan sono state scomposte in sei rivoli, con al centro altrettanti attori, tra i quali spicca, per mimesi quasi perfetta, Cate Blanchett. Alcuni eventi sono noti: dalla passione del giovane musicista per Woody Guthrie all'abiura tempestosa del folk, con Pete Seeger che se non gli stacca a colpi di accetta il cavo della chitarra elettrica poco ci manca; dall'incidente in moto alla conversione evangelica repentina quanto divorante. Se risultano dunque facilmente decifrabili certi riferimenti, è invece quando alle varie vite dell'artista si intersecano quelle dei personaggi della sua musica che si comincia a perdere la bussola, senza più capire bene a quale livello ci si stia accostando. Delle sei parti la migliore ci pare quella della maturità, interpretata da Richard Gere, anziano cowboy che si rende conto con stupore malickiano di quanto la sua idea romantica del mondo non coincida con la realtà; forse per questo, adesso, Dylan suona spesso di spalle, una voce che sembra Paperino, storpiando le canzoni in modo che nessuno le riconosca. Haynes dimostra una volta di più di avere un talento non comune. Il suo film ha una struttura eroica, di enorme spessore, è cinematograficamente seducente ma anche freddo, cerebrale, distante. Empatia zero, se si eccettua la pelle d'oca per le canzoni, tanto che non vorremmo un'opera così per nessuno dei nostri musicisti preferiti. A partire dagli Stones, che Dylan/ Blanchett, con sottile perfidia, definisce «una cover band». Del resto loro, sulla copertina originale di Beggars Banquet, lo infilarono nel cesso. Da rivedere, con un dylaniano a fianco per coprire i buchi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 37 del 2007

Autore: Mauro Gervasini

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