Espandi menu
cerca
Import Export

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 313
  • Post 213
  • Recensioni 6348
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Import Export

di alan smithee
8 stelle

Import/export: due movimenti che in senso generale comportano entrambi uno spostamento, ma che considerati - come è doveroso e necessario - partendo da un unico punto di vista, assumono uno la direzione contraria ed opposta l’uno dall’altro, andando a definire in senso generale la bilancia commerciale di un’aggregazione, paese o comunità che sia.
Il noto regista austriaco Ulrich Seidl, quello dell’incandescente e nello stesso tempo glaciale Canicola e dei tre “Paradisi” imperfetti ed irrealizzabili (almeno sulla Terra), opere ancora in via di presentazione/distribuzione (Amore, Fede, Speranza) non ci parla di movimenti di merci ma di persone, anche se entrambi gli “emigranti” possono tranquillamente essere assimilati a comune manodopera se non addirittura utensili da lavoro o vere e proprie mercanzie.
Seguiamo pertanto le vicissitudini di due giovani ai margini della società, desiderosi tuttavia di emergere e di sopravvivere ad una sussistenza precaria e senza futuro derivata loro da un destino che non hanno avuto (come chiunque o quasi) possibilità di scegliersi e che potranno solo migliorare, un fato che li ha destinati a nascere nello strato più umile e disagiato della società civile (L’austriaco Pauli, disoccupato che giunge in Ucraina assieme al balordo cognato per riciclare vecchi desueti giochi da bar e chissà cos’altro) o in uno stato povero ancora ben lontano dall’emergere (l’infermiera ucraina Olga, che giunge in Austria per venire assunta come donna delle pulizie presso una clinica per anziani malati terminali).
Emerge anche in questa circostanza, come nelle ruvide e talvolta scioccanti opere precedenti e seguenti del regista, la freddezza spigolosa dei rapporti umani, la diffidenza verso un mondo che non ti concede nulla senza chiederti qualcosa in cambio, spesso a caro prezzo.
E una volta intrapresa una strada appare poco dopo inevitabile ma pure inutile voltarsi indietro e ripensare al proprio passato, alla propria gioventù. La vita è un percorso in costante salita dove la fortuna, l’astuzia e una buona dose di cinismo sono per il regista gli ingredienti indispensabili per emergere dall’anonimato e garantirsi un futuro magari non spensierato né tantomeno allegro, ma quantomeno più agevole e scalare in tal modo quei gradini sociali che ti hanno visto partire dal basso, dal gradino più infimo per cercare di tendere alla luce.
E dunque le opposte scelte dei due protagonisti di fare fortuna, la prima nel paese ricco e dall’alto tenore di vita, pieno di gente facoltosa ma sola, abbandonata a sé stessa, accettando lavori umili e faticosi e sperando magari (pur senza contarci troppo) in un matrimonio risolutore;il secondo all’opposto nel paese disastrato da miseria e desolazione, utilizzando sotterfugi e traffici illegali o comunque clandestini, sono comunque entrambe tecniche e strategie che mirano ad ottenere lo stesso risultato: indipendenza e benessere. La felicità è invece un’altra cosa, si trova forse in un altro pianeta, non certo nella galassia che contiene l’orbita fredda e meccanica dello straordinario regista Ulrich Seidl, un cineasta che ci parla di valori come fede, amore, speranza solo per dimostrarci che nel nostro mondo tutto tende ad escludere ognuno di essi.
 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati