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Non è un paese per vecchi

Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su Non è un paese per vecchi

di maso
10 stelle

 

 

Risultati immagini per no country for old man japan poster

 

 

Potentissimo film dei fratelli Coen, giustamente strapremiato  perchè racchiude in se delle cose meravigliose che spaziano dai contenuti alla prova degli attori fino alla splendida regia piena di colpi di genio e tocchi raffinati.

Partendo dalle argomentazioni vorrei delineare due chiavi di lettura ben distinte: una è confinata al personaggio dello sceriffo interpretato da Tommy Lee Jones che si rende conto della completa inutilità del suo agire e l’impotenza dell’istituzione che egli rappresenta, la valigetta piena di denaro sporco invece rappresenta il diavolo tentatore, l’oggetto del desiderio che ammorba tutti i personaggi che la cercano ossessionati dalla brama di immediata ricchezza che può significare possederla; mescolando questi due temi i Coen ottengono un storia piena di violenza in continuo crescendo che rispetto al libro da cui è tratta sposta l’attenzione dal personaggio dello sceriffo a quello del killer terrificante senza l’ombra di un sentimento umano che ha le fattezze di un titanico Javier Bardem, sembra incredibile la scelta di questo attore per interpretare il ruolo di Chigurh: pare che quando i Coen lo contattarono egli rispose “Parlo un pessimo inglese, odio la violenza e non guido”, dal canto loro i Coen risposero ironicamente che era perfetto a dimostrazione che dalla collaborazione fra un grande attore ed un grande regista si possono ottenere dei risultati apparentemente irrealizzabili.

C’è poi un terzo personaggio da cui non si può prescindere parlando di questo film ed è quello interpretato da un validissimo Josh Brolin: Llewelyn Moss incarna alla perfezione lo stereotipo dell’americano medio alle prese con gli sgravi del terzo millennio, ha una moglie preoccupata, vive in una roulotte appartata e naviga nelle cattive acque del naufragio economico che il suo paese sta passando e quando durante una battuta di caccia si ritrova nel luogo di smercio di una grossa quantità di stupefacenti si rende subito conto che è appena avvenuta una sparatoria all’ultimo sangue e non gli par vero di potersi impossessare di quella valigetta piena di dollari, ma una invocazione d’aiuto da parte di uno dei narcotrafficanti morente gli sarà fatale perchè proprio da questo umano ripensamento cominciano i suoi guai che hanno le sembianze del glaciale e spietato Chigurh.

Questo strano individuo è un killer sofisticato che decide il destino di chiunque gli capiti davanti con o senza lancio della monetina e per uccidre utilizza con destrezza un compressore da mattatoio che gli permette di non lasciare proiettili all’interno delle sue vittime e di conseguenza non essere rintracciabile per mezzo dell’arma da fuoco utilizzata, oltre a questo il suo aspetto è terrificante, quando compare lo spettatore è terrorizzato tanto quanto la sua vittima predestinata e non è un caso che Javier Bardem abbia vinto un Oscar per questa sua performance visto che il personaggio a cui ha dato vita non si era mai visto in 120 anni di storia del cinema.

La caccia asfissiante che Chigurh da a Moss rappresenta il nucleo centrale del film ma parallelamente ad esso si sviluppano altri intrighi legati ai trafficanti di droga, ai gangsters che hanno assoldato Chigurh per recuperare il malloppo e all’ovvio interessamento del corpo di polizia guidato come detto dal riluttante sceriffo Ed Tom Bell stanco del suo lavoro ingrato e poco redditizio per il quale mette a rischio la pelle da troppi anni ormai.

Non mi soffermerò ad elogiare la regia stratosferica dei Coen poiché dovrei descrivere nei particolari troppe scene viste le innumerevoli finezze stilistiche e l’utilizzo magistrale delle tecniche di ripresa, mi limiterò a dire che la rappresentazione della violenza in questo film è tratteggiata con pennate di sorprendente verismo, basta guardare con attenzione in che modo Chigurh si sbarazza del suo carceriere o il corpo a corpo con il pit-bull per rimanere a bocca aperta; vorrei invece citare due scene molto  complesse e significative nell’economia di questo film che racchiudono chiaramente le due argomentazioni con cui ho introdotto questa mia review: la prima scena in questione è quella in cui lo sceriffo Bell rompe i sigilli nella stanza di albergo dove è avvenuto lo scontro a fuoco risolutivo, il volto di Tommy Lee Jones esprime molto bene il misto di paura ed indecisione che lo pervade nell’entrare in quella stanza buia, gli esperti ne hanno fornito 3 interpretazioni che ho riportato qui sotto, decidete voi se lggerle oppure no.  

A)Chigurh è effettivamente dentro la stanza, ha udito i passi dello sceriffo Bell e si è nascosto dietro la porta come è evidenziato nell’immagine dove è visibile attraverso la flebile luce della fessura, mentre lo sceriffo ispezionava il bagno ha avuto il tempo di sgattaiolare fuori poiché avendo già recuperato il denaro nella presa d’aria non aveva bisogno di eliminarlo e ciò è intuibile dal fatto che l’ultimo sguardo dello sceriffo è rivolto verso la grata della presa d’aria sul pavimento con a fianco la moneta per svitarla ed aggiungo che non è da escludere neppure che il lancio di quella moneta abbia segnato il suo destino.                

B)Chigurh, conoscendo il nascondiglio utilizzato da Moss per la valigetta nell’altro albergo, si trova in una stanza adiacente ad essa e quindi nascosto dietro la porta di quella stanza.           

C)Chigurh se ne è andato ormai da un pezzo quando lo sceriffo giunge all’albergo, e la sua immagine dietro la porta è un flash della sua immaginazione dettata dal sentimento di paura che sta provando.

In realtà è proprio il montaggio che crea questo straniamento nello spettatore e quello che conta a prescindere dall’interpretazione che si vuole assumere di questa sequenza è che si avverte l’atmosfera di tensione che lo sceriffo sta vivendo, cosciente del fatto che Chigurh potrebbe essere benissimo nei paraggi per farlo fuori senza indugi.

Nel libro Chigurh è presente all’arrivo dello sceriffo ma è dentro la sua auto in quel momento: ha già recuperato il denaro e si limita ad osservare i movimenti del poliziotto che intuisce la presenza del killer nel parcheggio ma non riesce a impedirgli di prendere il largo pur avendo chiamato rinforzi.

La seconda scena di cui voglio parlare ha un valore molto simbolico nell’esprimere come la sete di denaro possa friggere il cervello di un qualsiasi individuo fino a fargli mettere a repentaglio la propria vita e quella dei suoi cari, mi riferisco alla bellissima alba messicana, quando Moss viene avvicinato dai tre mariachi intenti a cantargli una canzone mentre lui è ridotto in uno stato pietoso ed offre loro una banconota da 500 dollari sporca di sangue in cambio dell’assistenza di un dottore, oltre alla luce stupenda catturata dai Coen e la bellezza estetica della sequenza vi è un importantissimo allaccio con il meraviglioso e spiazzante finale che mette insguitore ed inseguito sullo stesso piano.

Se non lo avete ancora visto fatevi un favore: compratelo, scaricatelo, noleggiatelo ma comunque cercate di vedere “No country for old man”, una delle pellicole più spettacolari degli ultimi 10 anni, che ha strameritato gli Oscar per il miglior film e soprattutto alla miglior regia dei fratelli Coen che dopo questo exploit sono ufficialmente entrati, come se già non ci fossero, nell’universo dei più grandi filmaker di tutti i tempi.

 

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