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300

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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La recensione su 300

di sasso67
2 stelle

Recentemente, a proposito del suo Milan, Berlusconi ha citato, naturalmente sbagliandola (v. la lettera di Lucio Villari su "Repubblica" del 30 ottobre 2007, p. 26), una frase del poeta latino Orazio, secondo il quale anche “Omero talvolta sonnecchia”. Nel caso di "300", tratto da una graphic novel (ricordarsi di verificare la differenza tra graphic novel e fumetto, anche per non apparire desueti) di Frank Miller, dormono della grossa anche Erodoto e Tucidide. Com'è ovvio, qui, all'autore nonché agli spettatori, più che la rispondenza dei fatti narrati alla storia, conta l'elemento visivo e, prima ancora, grafico. Certo che, però, alcune forzature, dovute soprattutto alla necessità di far apparire il film coerente nella trama ai prodotti che oggi vanno per la maggiore, potevano essere evitate, dalla figura eroica della moglie di Leonida, ai persiani con l'anello al naso, al traditore Efialte (figura peraltro storicamente documentata), ridotto ad una macchietta a metà tra Giuda Iscariota e il gobbo di Notre Dame. Per di più, anche lasciando da parte le esternazioni isteriche di Ahmadinejad (secondo il quale il film rinfocolerebbe un sentimento antipersiano e dunque anti-iraniano), se effettivamente si deve guardare all'ideologia espressa nel film, c'è da avere paura, per l'esposizione di un machismo superomistico che fa da perfetto pendant alla rudimentale filosofia dei kamikaze musulmani. E se, invece, l'aspetto fondamentale di questa operazione snyderiana e milleriana è proprio l'elemento grafico/visivo, c'è da domandarsi, con un po' d'angoscia, pensando agli sviluppi che questo metodo potrebbe avere in futuro: è ancora cinema questo, dove la regia (per così dire) si esplica fondamentalmente a livello di postproduzione, con location costruite di sana pianta al computer e con un abnorme abuso di sequenze rallentate? Secondo me, no. Il tutto somiglia molto di più a un pessimo videogioco, dove, oltre tutto, allo spettatore non è lasciato alcuno spazio di interazione con quanto scorre sullo schermo: si può soltanto subire l'esposizione dell'ideologia – diciamolo francamente – fascistoide degli autori. (3 novembre 2007)

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