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Saturno contro

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Saturno contro

di giancarlo visitilli
6 stelle

Due uomini. Di spalle. Ancora una volta in cucina (come nel bellissimo Le fate ignoranti), a preparare il pasto. Per gli amici. Con questa inquadratura, più volte ripresa e cambiata, nel corso del film, ha inizio la sesta pellicola firmata Ferzan Ozpetek. Saturno contro, come tutti i film di Ozpetek, ha la coralità del sorriso che intristisce, fino alle lacrime.
Tante storie, ma in particolare quella di coppia: Davide-Lorenzo e Angelica-Antonio e la loro vita, vista dal di dentro, mentre all’esterno vi è un mondo abitato da amici di vecchia data, ex-amanti e colleghi di lavoro.
Come quelli de Le fate l’intera compagnia, qui avvaloratasi della grande presenza di Piefrancesco Favino e Filippo Timi, e del solito volto, mai cangiante, del sornione sbarazzino Accorsi, trascorre il tempo libero tra allegre cene, nella sontuosa e profumata cucina di Davide. All'improvviso la tragedia si abbatte su di loro: Lorenzo, compagno giovane e innamoratissimo di Davide, viene colpito da un fatale aneurisma. Di fronte alla sua agonia e alla sua morte il gruppo affronta una crisi intima eppure condivisa, che si risolverà laboriosamente ma felicemente col rinsaldarsi del legame tra i superstiti.
Attraverso la poeticità dei movimenti di macchina e le canzoni, sempre cariche di pathos (questa volta c’è un insolito e bravissimo Neffa che ha lavorato per il regista turco), Ozpetek sembra un po’ troppo dimenticare l’importanza della sceneggiatura: se alcuni protagonisti del film sono ben dettagliati nella loro presenza, per altri è come prevista una sorta di supposta conoscenza da parte dello spettatore, specie dei due personaggi interpretati da Ambra Angiolini ed Ennio Fantastichini. Perciò succede che, durante la visione del film, a farla da padrone sono: il più delle volte la superficialità, in altre una profonda sofferenza che tocca l’anima fino alle lacrime (durante la rivisitazione dei luoghi che Davide frequentava con lo scomparso Lorenzo).
Peccato, perché, specie dopo Le fate, Ozpetek aveva tutti gli astri a favore per approfondire la drammatica situazione di un problema già irrisolvibile da parte di chi ci governa, il regista avrebbe potuto approfondire meglio la storia sui cosidetti “Dico” o “Pacs” a cui si accenna nel film, ma senza alcuna giusta importanza. Ne viene fuori, questa volta un nuovo capro espiatorio, a mo’ di quella che in Cuore sacro era una frittura mista tra San Francesco e Madre Teresa, questa volta l’omosessuale diventa colui che deve redimersi facendo commuovere a tutti i costi il pubblico: alla fine deve necessariamente morire. Vabbe, abbiamo capito che questi esistono, che sono “peccati”, ma basta questo pianto consolatorio nei confronti degli omosessuali: è un atteggiamento razzista, borghese, quanto tutti gli ambienti nel quale il regista ha deciso di girare il suo film (in casa sua, dove tutto è bello e splendente quanto una chiesa).
Ci saremmo aspettati che Saturno si muovesse contro quel padre di Lorenzo che non accetta suo figlio, amante e per di più che condivide lo stesso letto di Davide. Ma dovremmo forse aspettare tanto ancora, finchè la gente, e fra questi lo stesso regista, resti a guardare “la cosa” sempre e soltanto da Le finestre di fronte.
Giancarlo Visitilli

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