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The Good Shepherd. L'ombra del potere

Regia di Robert De Niro vedi scheda film

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La recensione su The Good Shepherd. L'ombra del potere

di mc 5
8 stelle

Il film ricostruisce la nascita della CIA e i suoi primi anni di vita, mantenendo sullo sfondo eventi quali la Guerra Fredda, la crisi della Baia dei Porci, la rivoluzione di Cuba. Progetto ambizioso, forse troppo, piu' d'uno ha fatto notare, per un regista non eccelso come De Niro. Eppure il risultato finale non mi sembra affatto male. D'accordo che si poteva fare di meglio, ma ci sono cose che al vecchio Bob vanno comunque riconosciute: prima di tutto di avere fortemente creduto in un progetto impegnativo e rischioso come questo (ha anche prodotto il film, oltre che dirigerlo ed interpretarlo), e poi di aver realizzato un film molto "denso" e per nulla spettacolare, dunque ben poco ruffiano; in altre parole: blockbuster sì, ma "consistente" e di qualità. Ho letto poi che secondo alcuni De Niro non avrebbe "osato" abbastanza e che il suo atto d'accusa verso il mondo dei Servizi Segreti USA sarebbe assai blando: mi dissocio, in quanto e' comprensibile, per ragioni commerciali, che piu' di così non si poteva mostrare, e comunque su questo tema il film lascia intendere già parecchio (per chi vuole recepire). Anche se, come scrive Emanuela Martini su FilmTv, De Niro appare "piu' interessato al dilemma morale che alla parabola ideologica". Va detto inoltre che negli USA (com'era forse prevedibile) il film e' stato un flop, e questo ha frenato il progetto iniziale di De Niro di farne un sequel. Ottimo il lavoro di sceneggiatura di Eric Roth che, reduce dagli intrighi del Mossad nell'ottimo "Munich", affronta qui quelli dello spionaggio americano. L'espressione "cast stellare" e' qui ampiamente giustificata: dalla Jolie a Turturro, da Alec Baldwin allo stesso De Niro. E, come se non bastasse, appaiono in brevi cammei vecchi volti di Hollywood, come l'indimenticato Keir Dullea ("2001 Odissea nello spazio") e il mito Joe Pesci. Ma e' il protagonista Matt Damon che offre alla grande la sua espressione (volutamente) inerte di fronte alle drammatiche scelte che si trova a dover compiere. Molti hanno equivocato affermando che Damon e' monocorde ed inespressivo: non condivido affatto, perchè QUESTA era l'interpretazione richiesta per il ruolo di questo uomo diffidente e solo (meschino?) che, in nome della "Ragion di Stato", e' disposto (salvo qualche tentennamento puntualmente rimosso) a sacrificare anche cio' che ha di piu' caro, dall'inesistente rapporto con la moglie fino a rovinare definitivamente anche la vita del figlio.
Ci sono due modi di approcciarsi ad un'opera così poderosa (167 minuti). Il primo e' quello di chi, magari a metà film, inizia a consultare l'orologio: evitate di farlo, rovinereste tutto. Fate invece come ho fatto io: rilassatevi e cercate di calarvi nel clima politico e storico evocato come sfondo nel film. Insomma fatevi coinvolgere.

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