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Casino Royale

Regia di Martin Campbell vedi scheda film

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La recensione su Casino Royale

di Brett
8 stelle

- Voi non avete ancora ucciso, signor Bond. Ma per arrivare al doppio zero, bisogna uccidere.
- Due volte!
E l’eccitazione diventa brivido…perché il tanto atteso 21 episodio della serie, sospiratamente, è arrivato, tra gli inattesi problemi che il film ha comportato, e i più che straordinari risultati ottenuti, già solo in questo momento. La scelta del titolo era nell’aria da diversi anni; prima o poi il primo romanzo di Fleming, sinora mai portato sullo schermo dalla produzione ufficiale (per problemi di diritti), sarebbe stato trasposto, e chissà, forse è capitato al tempo giusto. La storia è una delle più caratteristiche della figura di Bond, in cui l’autore riversa molto di sé, dalle sue manie, alle sue esperienze, al suo animo, tormentato e disilluso, come un eroe romantico, alfine triste e solitario. Il ritorno alle origini doveva essere necessario per rilanciarlo ulteriormente nella Storia, e presentarlo alle nuove generazioni. Tradizione, dunque, con un regista affermato e ad hoc per l’azione, come Martin Campbell, il cui geometrismo aveva creato quel gioiellino di Goldeneye, nel 1995, il primo dell’era Brosnan. Ma che, a proposito del protagonista, non era più tanto giovane da rappresentare il Bond di questa occasione. E allora eccoci alla vexata quaestio della serie, la più dibattuta, al punto da dividere i fans su chi fosse pro o contro. Ma, dicotomia a parte, c’erano delle ragioni particolari per quella scelta. Negli ultimi anni erano usciti dei film, alcuni risultati all'altezza (Munich), altri meno (Agents Secrets), sul mondo delle spie. La scelta di Daniel Craig, attore di certa fama, ma non proprio con corpo e soprattutto faccia da Bond, doveva servire per avvicinare gli uomini intorno ai 40, per assecondare le nuove mode, per fare un film con James Bond, e non su James Bond. E così l’attore è riuscito ad accontentare tutte queste richieste e a calarsi completamente nel personaggio, combattendo un cattivo di prim’ordine (ma più perfido nel romanzo) come Le Chiffre, e aggiornato dal bravo Mads Mikkelsen. Le scene alle Bahamas, al Casino Royale, della tortura e il romanticismo dei momenti italiani sono da culto. Da brivido, appunto, tutto il film, duro, spietato, romantico, come il suo personaggio, e come la colonna sonora, orchestrata da un David Arnold in stato di grazia, e introdotta da una title-track cantata da Chris Cornell, dalla voce dura e melodica nel contempo, che grida al pubblico, come se fosse James Bond, You know my name. E bravissimi pure gli attori, in testa gli italiani, anche per numero: Caterina Murino, che interpreta la prima bond – girl, molto solare, Claudio Santamaria e Giancarlo Giannini, i quali, istrionicamente, sono rispettivamente un pazzo dalla follia pura e un ambiguo e decadente Mathis. Su tutti, come al solito, la bond – girl protagonista, una perfetta Eva Green – Vesper Lynd, dolce e rinnegata, come sono, sociologia alla mano, le donne di oggi…

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