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White Pop Jesus

Regia di Luigi Petrini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su White Pop Jesus

di mm40
3 stelle

Vestito di bianco e amante della musica pop, un predicatore si aggira per l'Italia propagando il verbo dell'amore e della speranza. Naturalmente per uno come lui c'è un solo posto: il manicomio.

 

All'inizio degli anni Settanta spopolava anche dalle nostre parti il musical Jesus Christ Superstar, divenuto un film con la regia di Norman Jewison nel 1973; in qualche modo il cinema italiano, esperto di scimmiottamenti e rifacimenti non del tutto autorizzati, doveva fornire la sua versione di tale successo planetario: e il modo è questa pellicola, con tutti i suoi limiti e con le sue minimali aspettative. L'ultima regia (almeno a soggetto: Imdb.com annovera anche un documentario nel 1988, Aurora express) per Luigi Petrini, modesto artigiano attivo fra gli ani Sessanta e i Settanta, capace di alternare un po' tutti i generi e, anche in questo caso, di portare a casa un risultato magari non affascinante dal punto di vista estetico, ma corretto e senza evidenti intoppi. Scritto dallo stesso Petrini, White Pop Jesus è una sorta di musical - le parti recitate prevalgono quantitativamente su quelle cantate - che ripercorre la vita di un moderno Gesù interpretato nientemeno che da Awanagana, conduttore radiofonico in forte ascesa di popolarità in quel periodo e poi giunto alla celebrità nazionalpopolare abbandonando il grande schermo e dedicandosi alla radio: ben fatto, visto che come attore lascia parecchie perplessità. Le canzoni sono effettivamente pop come il titolo promette e la firma di Bixio & Tempera per le musiche è una garanzia di qualità in questo settore; il ritmo della narrazione è però bassino e anche le vicende del nuovo Salvatore sono spesso di una banalità disarmante, con una morale peraltro annacquata (se Gesù vivesse ai nostri tempi, starebbe in manicomio). Fra gli altri interpreti, in parti più o meno importanti: Stella Carnacina, Gianni Magni, Crippy Jocard, Tony Schneider, Luca Sportelli e Sandro Ghiani. 3/10.

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