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I morti

Regia di Lisandro Alonso vedi scheda film

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La recensione su I morti

di OGM
8 stelle

Argentino Vargas è un morto che resuscita: è un condannato che ha finito di scontare la sua pena, e dopo tanti anni, esce finalmente dall’angusto squallore del carcere. La sua missione è riallacciare il rapporto con la vita, che si è interrotto quando questa è stata  messa sotto chiave, confinata in un irraggiungibile angolo di mondo. Sono poche, ma importanti, le cose che deve fare per poter tornare a sentirsi un uomo. Il film ci parla di queste, e di niente più, con una semplicità che si traduce in sensibilissima attenzione per quei piccoli, essenziali bisogni che definiscono la natura umana. Riscoprirli e soddisfarli, uno dopo l’altro, lungo il faticoso percorso che lo riporta a casa, è il modesto contenuto della sua umile missione: ogni tappa è un briciolo di dignità riconquistata che, più che premiarlo con un guizzo di gioia, lo conforta con uno spiraglio di pace. Il cinema di Alonso è fatto di cammini difficili, che riguardano sempre questioni di sopravvivenza, fisica o morale: sono sfide durissime e  fondamentali, che investono i principi dell’esistenza individuale, e per questo possono essere affrontate solamente nel silenzio e nella solitudine, avendo come unica avversaria la natura stessa. Tacere è un modo per concentrarsi su se stessi, ma anche per riuscire a percepire i flebili echi cosmici delle nostre modeste azioni. Argentino viaggia, cerca, desidera, cattura, secondo lo stile dell’uomo primitivo: e, ad ogni passo e ad ogni gesto, è come se mani e piedi tastassero la superficie del mondo aspettando una sua risposta, di approvazione o di condanna. L’atmosfera tranquilla, eppure sospesa, che caratterizza le opere di Alonso, deriva da una serenità carica di attesa, come quella di colui che sa di non poter decidere tra il bene e il male e, di conseguenza, si affida ad un giudizio superiore, l’unico da cui dipendano il successo e il fallimento. Il responso, in ogni caso, non è mai definitivo: è variabile come l’andamento del mercato della legna (La libertad), come il corso della giustizia, come le opinioni della critica cinematografica (Fantasma), come i sentimenti e gli umori della gente (Liverpool). In altri termini, non sappiamo chi siamo fino a che non arriva qualcuno e ce lo dice: e, nel frattempo, non possiamo che vagare, provando e riprovando, finché, all’orizzonte, non compare un piccolo cartello indicatore.

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