Regia di George Miller vedi scheda film
Colossal route 66, anche se lo scenario rimanda tanto all'assolato teatro degli orrori di ezy rider quanto, per i dettagli, a qualche contea inglese. Interceptor, già dalla prima storica sequenza, è na gran prova per lo spettatore. E' come se ci fosse data la consegna di concentrarci, spegnendo e accendendo al contempo un interruttore, forzandoci all'abitudine ora della luce ora del buio. La battaglia infatti si combatte sugli attimi, su un omento di distrazione e allucinazione che uccide, inevitabilmente, in una tempesta ormonale di ballardiana memoria. Anche noi voltiamo lo sguardo, guardiamo indietro, sentiamo il fiato, e mentre di sotto la strada scorre a mille, paghiamo le nostre paure. Poi è violenza, al limite del demente e orrorifico (Non aprite quella porta) e del gratuito (spaghetti). Come spesso accade in questi film, nei campi lunghi non si vede una città, un panorama compito e artefatto, un ideale che incarni il bene da difendere o il caos epocale. Solo la piatta landa, e la lingua d'asfalto dove le vite prendono fuoco come la punta di un cerino.
lo sbarbatello è proprio cresciuto con la violenza nel sangue. qui era ancora un imberbe fanciullo, appena cresimato (dalla benzina, però)
bellissima tipica anni 70, un pò Grace Slick militante e comunitaria.
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