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Interceptor

Regia di George Miller vedi scheda film

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La recensione su Interceptor

di maso
8 stelle

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Battesimo del fuoco per Gibson e Miller ma soprattutto per il cinema australiano fino a quel momento praticamente inesistente in campo internazionale, non a caso il film fece scalpore al festival di Cannes nel '79 periodo in cui la terra dei canguri era ancora considerata un paese sconosciuto come cultura, come paesaggi e per le potenzialità filmiche.

Io sono molto affascinato da questa nazione e al suo cinema, molto più di altre terre che solitamente vengono elogiate per lo spessore filosofico delle loro produzioni in celluloide, mi viene in mente l'India: paese meraviglioso a livello paesaggistico ma ignobile a livello sociale, i film provenienti da questa terra solitamente sono di una noia mortale e poco coinvolgenti.

"Mad Max" è invece un film con il piede pigiato sull'acceleratore, molto appassionante per come descrive una realtà futura non si sa quanto lontana, il che mi fa pensare come questa società violenta che stiamo osservando sia una visione pessimistica del nostro presente ed in special modo dell’Australia arida e rovente dove l'eroe Max Rockatansky è un paladino della giustizia, insieme ai suoi colleghi del corpo di polizia locale percorre ad alta velocità le strade dell’outback infestate da bande di teppisti alterati dagli stupefacenti, pronti a metter sotto le ruote qualsiasi cosa in movimento che gli si para davanti e rapinare le pompe di benzina.

Interessante la scelta di privilegiare le zone desertiche come luogo d’azione principale, come se fossimo in un far west moderno in cui la civiltà è sempre più rarefatta, allo squallore degli insediamenti urbani fa contrasto il cottage fronte mare dove Max vive con la moglie ed il figlioletto, Miller sfrutta questa parte di sceneggiatura per mostrarci come l’Australia sia un paese dal cuore di sabbia circondato da un oceano di acqua cristallina.

Max rinuncerà al suo ruolo di eroe per salvaguardare i propri cari ma verrà  preso di mira proprio da Toecutter e la sua banda di motociclisti predatori che lo colpiranno vigliaccamente investendo i suoi famigliari, Max spinto dalla disperazione e dalla rabbia ritornerà alla guida del suo interceptor diventando il guerriero della strada che non voleva più essere.

Il finale è in grande crescendo ma un pò frettoloso nella sua conclusione, è dedicato alla caccia senza sosta di Max a gli aguzzini che gli hanno ucciso la famiglia e che lo hanno trasformato  in un animale solitario che non crede più a niente, ma per conoscere più approfonditamente la nuova vita di Rockatansky dovremo attendere il secondo capitolo della saga di Mad Max ancora più apocalittico del suo predecessore.

Questa brusca conclusione non è certo l’unico difetto del film: i dialoghi non sono particolarmente curati ed ho l’impressione che Miller non fosse neanche troppo interessato a questa componente della trama, tutto ciò non intacca comunque la riuscita del film che gode di una regia inventiva e di un già bravissimo Mel Gibson che riesce con i suoi intensi occhi blu a descrivere senza neanche pronunciare una parola la sofferenza e la rabbia del suo personaggio ed anche il cast di contorno  va elogiato, fra tutti spenderei due parole per Hugh Keys Byrne nella parte dell’inquietante Toecutter italianizzato da noi in Teo Cotter, senza dimenticare il contributo musicale di Brian May incentrato su archi e fanfare......no non è il chitarrista dei Queen.

Mad Max è un film a basso costo che ha sfruttato al meglio il materiale a disposizione ed è stato copiato in peggio in film molto più costosi ed è da considerare importante sia per il genere che per la nazione che rappresenta.

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