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N. Io e Napoleone

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su N. Io e Napoleone

di hallorann
6 stelle

Nel 1814 Napoleone dopo la sconfitta nella battaglia di Lipsia è costretto all’esilio in Italia, nell’isola d’Elba a largo della Toscana. Il giovane maestro elementare Martino Papucci a Portoferraio sogna ogni notte di uccidere il tiranno francese. Quando sull’isola si viene a sapere del suo imminente arrivo, per Martino è la realizzazione del sogno. A scuola spiega ai suoi piccoli alunni che N non è un nuovo re per gli elbani, ma un esiliato, un assassino e un prepotente reazionario e per questo andrebbe accolto a pernacchi. La popolazione invece lo accoglie trionfalmente e vede in N un nuovo miracolo per l’isola, nel frattempo Martino viene nominato suo scrivano e bibliotecario, egli inizialmente ostile subirà il fascino e il carisma dell’imperatore. Questa in sintesi la trama di N IO E NAPOLEONE tratto da N di Ernesto Ferrero scritto da Furio e Giacomo Scarpelli, F.Bruni, P.Virzì e diretto da quest’ultimo, realtà storica e realtà romanzata si fondono dando vita a un ibrido tra un film in costume e una commedia all’italiana. Virzì, infatti, essendo un fuoriclasse della commedia ha rappresentato oltre alla vicenda pubblica di Martino con N e la baronessa burina Emilia, anche una parte privata raffigurando la famiglia Papucci e i veraci abitanti di Portoferraio con tratti burleschi e ironici. Si è parlato di metafora: Martino come un settantottino protorivoluzionario ante litteram (un po’ da operetta), N come Berlusconi, alcuni riferimenti ci sono, ma appaiono appena accennati e ridotti a poche simpatiche battute. I personaggi ben delineati sono un paio, curiosa l’idea di far vedere un N privato che piange, rutta, si inginocchia di fronte alla sua vecchia balia, dice massime ma anche sciocchezze e alla fine ne viene fuori il ritratto di un eroe cialtrone più italiano che francese; un altro bel personaggio è il maestro Fontanelli (molto riuscita la scena della fucilazione). Eppure il risultato complessivo lascia l’amaro in bocca, la commistione tra commedia in costume e dramma storico non funziona dando la sensazione di occasione perduta. I romani Elio Germano, Sabrina Impacciatore e Valerio Mastandrea in trasferta toscana se la cavano quanto gli autoctoni Ceccherini e Monni, bene Daniel Auteil, male Monica Bellucci, eccellente Omero Antonutti. Per Virzì un mezzo passo falso, da lui è lecito attendersi (sempre) qualcosa di più.

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