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Black Book

Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

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La recensione su Black Book

di FilmTv Rivista
6 stelle

C'è un documentario del 2005 di Mildred van Leeuwaarden e Dick Rijneke che si chiama Nou, dat was het dan! / That's It!!!: Paul Verhoeven, nato nel 1938, è intervistato al Festival di Cannes a 67 anni suonati, e la sua lucidità politica, resa ancor più contagiosa dall'irresistibile e riconoscibilissima parlata, è impressionante. Non fa sconti a nessuno, a maggior ragione oggi, dopo la trasferta americana e ritorno. Come il suo cinema, d'altronde, che di sconti non ne ha mai fatti. Dopo i fasti di Robocop, Atto di forza e Basic Instinct, Hollywood ha cominciato a maltrattarlo. E lui, senza cedimenti né conciliazioni di sorta, se ne ritorna in patria, in quell'Olanda sculacciata un tempo col filo spinato da capolavori come Spetters e Il quarto uomo. Se possibile, l'età matura l'ha reso ancor meno accomodante. Verhoeven sa bene d'essere stato tacciato di fascismo e di revisionismo. Ma Starship Troopers non è passato invano. E per la storia di Black Book, in una terra calpestata dall'occupazione nazista, torna a calcare la mano su una morale dell'ambiguità che è prisma sociale, culturale, "di visione", e che molti purtroppo continuano a scambiare per cialtronaggine qualunquista. Per fortuna però il cinema di Verhoeven non si ferma. Nel suo raccontare classico e "pulito", Black Book possiede un ritmo interno pazzesco, che tracima da se stesso travolgendo avventura e spettatori. I quali restano a bocca aperta di fronte a un'eroina ebrea che sta col nemico, perché l'opportunismo alligna da entrambe le barricate, ma l'occhio non è abituato a distinguere il vero dal falso (per non dire il bene dal male). Difatti, Rachel/Ellis è Catherine Tramell; e a un certo punto, quando meno te lo aspetti, Black Book (ri)diventa Basic Instinct, e non soltanto per la dinamica dell'improvvisa e sconvolgente sequenza del doppio omicidio: allora capisci che lo sguardo di Verhoeven mantiene un rigore filosofico (oltre che stilistico) da fare invidia. Finisce tutto sulle sponde di un lago, come fossimo dalle parti di Hitchcock: dovremmo meravigliarci?

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 6 del 2007

Autore: Pier Maria Bocchi

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