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I figli degli uomini

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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La recensione su I figli degli uomini

di giancarlo visitilli
6 stelle

Apocalipse 2027, prossima ventura. Tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza della giallista P.D. James, I figli degli Uomini del regista messicano Alfonso Cuaròn è uno dei più tormentati ritratti del prossimo futuro che il cinema ci ha proposto negli ultimi anni.
Il film ci porta a pensare che fra ventuno anni appena, sulla Terra, non nasceranno più bambini e l’ultimo diciottenne sarà stato appena ucciso in una rapina. Man mano che la sterilità della razza umana sarà diventata un dato di fatto e i medici non saranno riusciti a trovare una cura, il mondo sarà caduto preda dell’angoscia e della disperazione. Solo l’Inghilterra resisterà a tale inciviltà, grazie però ad un regime pseudo-nazista che finirà per generare un’agguerrita resistenza armata. In tutto questo incubo, un personaggio in modo particolare, Theodore Faron, rimarrà coinvolto nella guerra quando la sua ex moglie, a capo della resistenza, gli chiederà di aiutarla a portare una donna fuori dalla città di Londra.
Cuaròn, già conosciuto come un regista abile nel girare le scene d’azione, anche questa volta tesse una tela che, pur avendo una storia interessantissima e molto attuale con il futuro prossimo che ci stiamo preparando tutti come umanità, è molto intessuta, fin troppo intrecciata, per cui, a momenti interessantissimi (l’assalto all’auto nella prima parte del film inchioda lo spettatore alla poltrona; lo spielberghiano attacco al palazzo), si alternano altri, fin troppo stereotipati, troppo hollywoodiani, fin troppo ricchi di simbologie, allegorie e allusioni di vecchia maniera. Ma Cuaròn è uno che conosce bene il suo mestiere, per cui utilizza la macchina a mano, al modo di chi fa documentari, stando addosso ai personaggi, alternando, per mezzo di una fotografia eccezionale (giustamente premiata a Venezia 2006) di Emmanuel Lubezki, il fantascientifico con il movie. In realtà è lui il regista che nel 2006 ha raccontato il “nuovomondo”. Non mancano molte circostanze in cui appare evidente la vicinanza di I figli degli uomini a film indimenticabili come Brazil, Blade Runner, o il nuovo Codice 46. Anche la colonna sonora del film è degna di nota (King Crimson, John Lennon, Deep Purple e finanche Franco Battiato nella versione di Ruby Twesday), alterna nostalgia per il rock di ieri al grigiore della musica di oggi.
Il grande merito del film di Cuaròn è senz’altro quello di averci delineato un’immagine fin troppo reale per essere smentita, specie in tema di immigrazione e salvaguardia dell’ambiente. Non escludendo che, proseguendo con lo stesso passo con cui stiamo vivendo tutti, nessun “salvatore” politico o religioso potrà fertilizzare più l’aridità degli uomini.
Giancarlo Visitilli

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