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Slevin. Patto criminale

Regia di Paul McGuigan vedi scheda film

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La recensione su Slevin. Patto criminale

di ROTOTOM
8 stelle

Puzzle noir ad incastro multiplo. Tema: la vendetta. Fine: mettere l'ultimo tassello che cambia il senso di tutto il gioco. Citazioni: I soliti sospetti, Old Boy, Snatch-lo strappo. Slevin è un cavallo che muore e un ragazzo capitato tra una faida di gangster. Goodcat è Bruce Willis un killer professionista che alleva un "cane rabbioso". The Boss è Morgan Freeman, dirimpettaio dell'odiato Rabbino, Ben Kingsley che si uccidono i rispettivi figli. Cadono come foglie i comprimari, i guardiaspalle, gli allibratori, le vittime designate. Come foglie d'autunno, rosse come il sangue. Josh Hartnett ha il naso rotto e i capelli dritti, strizza gli occhietti ammiccanti e le facciotte da "smiles" stereotipati da punteggiatura creativa si muove tra improbabili tappezzerie false seventies che sembrano uscite dalle prove di scenografia de L'arancia meccanica kubrikiana. Lucy Liu sgambetta allegra in perfetto look trasand etnico newyorkese, si innamora e muore. Poi invece no. C'è anche Danny Aiello, immancabile ovunque ci sia un gangster e si spari, nella parte di quello che muore subito. Il ritmo è lento e questo è un bene, Paul McGuigan si prende il suo tempo, indugia e riflette, dà il tempo per collegare i pezzi del tutto, non sempre rifilati a dovere per cui, lo sa, vanno limati e inseriti a forza ma vanno alla fine ad incastrarsi. Un montaggio frenetico avrebbe rischiato l'effetto Guy Ritchie ma seppur il tutto sia giocato sul filo dell'ironia, non si arriva all'effetto cacofonico del sig. Madonna Ciccone. L'equilibrio si gioca tra commedia nera di tradizione inglese, verbosa e ambigua, sorretta da una buona recitazione, mischiata al pulp americano stemperato dal passo zoppicante del solito sospetto che ad un certo punto del film, inaspettatamente come prevede il copione, si mette a rigare dritto. Il meccanismo tuttavia non è perfetto, come se a qualche ingranaggio mancasse qualche dentello che non rende così fluido il tutto. Old Boy, di cui Slevin ricalca lo schema della vendetta, ha uno stile glaciale e asciutto che non può che alludere alla logica agghiacciante con il quale il ribaltamento di ruoli rende assolutamente plausibile il meccanismo narrativo. In Slevin non c'è questa corrispondenza così marcata tra stile/narrato per cui solo l'ottima fotografia che scandisce i tempi in cui la vicenda si svolge copre quei buchi di sceneggiatura e di regia che avrebbero reso il film imperdibile. Pagliuzze, comunque. Il divertimento c'è e l'unico scopo del film, sorridere di nero e rosso e sfidare lo spettatore all'ultimo colpo di scena è raggiunto dignitosamente, evidentemente il noir americano ha trovato nella violenza stemperata dalla commedia e nei personaggi sempre più tirati verso il caricaturale una propria identità, così come nella romantica disillusione dei perdenti il polar francese e nell'asciuttezza di stile del meccanismo colpa /espiazione quello orientale.

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