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The Fast and the Furious: Tokyo Drift

Regia di Justin Lin vedi scheda film

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La recensione su The Fast and the Furious: Tokyo Drift

di solerosso82
4 stelle

Sean (Lucas Black), è un turbolento adolescente spedito a casa del papà in Giappone: invece di meditare sui guai combinati, diventa il leader di una gang, affrontando così il giovane rampollo della Yakuza.

 

Il terzo capitolo della saga tamarra sulle corse illegali e auto truccate cambia protagonisti e location, spostandosi a Tokyo. I nuovi personaggi, compresa Sung Kang nel ruolo del mentore Han, non possiedono il carisma di Walker, la Rodriguez e Diesel (presente in un cameo finale), però il film riesce a muoversi con efficacia nei lidi tipicamente adolescenziali di film come Save the last dance, Step Up e similari, con le gare automobilistiche a sostituzione dei contest di breakdance, con inevitabile fanciulla da conquistare (Nathalie Kelley) oggetto della singolar tenzone cavalleresca.

Sempre filosofia spicciola macho-esistenzialista, secondo cui chi “drifta” meglio (“sgomma”, per intenderci), vince: preferiti sempre quelli dal cuore d’oro.

Nella cronologia degli eventi, il film si colloca solo posteriormente a Fast & Furious 6 (2013) mentre l'esito della sfida tra Sean e Toretto la scopriremo nel settimo episodio.

Non mancano alcune scene culto: quella di Han, "Giotto del drift", quando disegna sgommando un compasso perfetto  e il prologo che rimanda alle più classiche corse cinematografiche adolescenziali, in particolare ad American Graffiti e Ritorno al futuro. Il resto è tutto noiosetto.

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