Regia di Russell Mulcahy vedi scheda film
Una buona pellicola memorabile sotto diversi punti di vista: una trama originale e convincente - uomini immortali che vivono tra noi e lottano per rimanere in uno solo -; buona prova di regia con una fotografia e dei movimenti di camera appaganti - affascinante l'uso del grandandolo in molteplici tipologie di scene -; colonna sonora inevitabilmente coinvolgente - Queen! -; spettacolarizzati e appaganti effetti speciali.
Ma purtroppo il film è stato girato nel 1986 negli Stati Uniti, sull'onda del mito americano cinemafografico degli anni '80. La pellicola è popolata di macchiette, stereotipi e gli ormai banali valori americani: dal super cattivone brutto, metallaro e blasfemo all'inevitabile happy ending finale tra rose e fiori; dall'astuta, giovane e bella investigatrice che s'innamora fatalmente del nostro bello e buon protagonista, al classico rapimento di quest'ultima da parte del cattivone suddetto che la prende in ostaggio per fronteggiarsi con l'eroe, per poi non riuscire a sferrare la mossa finale proprio perché la bella dama ha deciso di tirare fuori gli artigli e intromettersi nella battaglia per salvare il suo amante. Giusto chi è tanto invasato o tremendamente sciocco può riuscire a sopportare questi noiosi cliché disseminati nella pellicola.
Appunto finale su Christopher Lambert: oltre alle dubbie qualità recitative e agli standard dei suoi "film", vedendo questo film non si riesce a convivere pacificamente con quella brutta faccia che si ritrova, quella sua espressione da fesso e quello squardo simile a quello del Mostro di Frankenstein Junior! E il costumista - tra impermeabile verde, scarpe da ginnastica bianco immacolato e parrucche donnesche - ci mette del suo a farlo sembrare ancora più ridicolo.
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