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American Graffiti

Regia di George Lucas vedi scheda film

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La recensione su American Graffiti

di maso
9 stelle

Tutto in quella calda notte d'estate, dal tramonto all'alba, come se l'oscurità che avvolge i dubbi esistenziali dei quattro protagonisti si tramutasse attraverso l'esperienza vissuta in quelle ore nella luce abbagliante del sole che porta con se le risposte tanto cercate ma in realtà celate negli angoli più oscuri delle loro personalità.

Quella notte che chiude le vacanze estive rappresenta il confine che segna il passaggio dall'età dell'innocenza a quella adulta, un momento significativo nella vita di ogni essere vivente, l'istante in cui si comprende la propria collocazione nel mondo e quello che il mondo può darci; Lucas posiziona il tutto nell'anno domini dei suoi 18 anni, lui classe '44 ci chiede attraverso la tagline del manifesto "Dove eravate nel 1962?",

se c'eravate ricorderete quegli anni scanditi dalle canzoni dei Beach Boys, Buddy Holly, The Platters e tutti i campioni del rock'n roll che solcavano le emittenti radio in quell'anno in cui l'America viveva ancora la sua innocenza pre Kennedy killing, pre Vietnam war, pre flower power revolution, se non c'eravate vi tufferete in quella atmosfera di spensieratezza che vi eravate persi per motivi anagrafici.

Lucas spezzetta gli aspetti del suo carattere riversandolo con il giusto equilibrio nei protagonisti in cerca di avventure nella imprecisata città della California che potrebbe essere Modesto dove è nato e cresciuto: Terry è il classico sfigato imbranato con le ragazze che preferisce raccontare balle a ripetizione per ottenere qualche risultato piuttosto che evidenziare la sua palese ed innocua goffaggine, John è il fulmine del volante, ribelle e generoso sembra quasi James Dean ma è consapevole della futilità del suo status da bullo di provincia, Steve è il bravo ragazzo fidanzato sui banchi di scuola con Laurie che deve decidere se vivere la grande esperienza del college prendere il largo o adeguarsi alla vita di provincia restando accanto alla sua eterna fidanzata, Curt è lo spirito libero del gruppo, ha una indole solitaria, avventurosa, non ha ben chiaro che cosa fare del suo domani ma vuole vivere quella notte magica senza freni cercando disperatamente di entrare in contatto con bella bionda che gira tutta sola su di una thunderbird bianca.

Come graffiti sul muro i nostri eroi scolpiscono la pellicola animando i luoghi classici dell’iconografia a stelle e strisce: il drive-in, il ballo di fine anno, il rettilineo per la sfida a tutta birra che rievoca “Gioventù bruciata” e anticipa “Grease”, il tessuto urbano illuminato dai neon delle insegne, i semafori, i fari accesi delle auto che scorrazzano a tutto gas protagoniste tanto quanto i loro piloti, l’antenna radio con il leggendario Wolfman Jack che come un Dio osserva dall’alto e detta i tempi degli avvenimenti che oscillano fra la commedia irresistibile nella scena in cui Terry deve in qualche modo procurarsi degli alcolici nel drugstore pur non avendo l'età giusta per comprarli, il romanticismo dell'ultimo ballo fra Steve e Laurie sulle note dell'eterna "Smoke gets in your eyes" e tanta nostalgia per un'epoca in cui i giovani americani erano distesi in un batuffolo di ovatta immacolata compressa fra la seconda guerra mondiale e la sporca guerra.

"American Graffiti" è un film che emoziona con la semplicità e abbaglia la vista con la luce artificiale stupenda catturata da Lucas fino all'alba altrettanto meravigliosa che farà luce con estrema chiarezza sul destino dei nostri eroi grazie anche alle didascalie.

Indubbiamente la riuscita del film si deve anche alla perfetta scelta degli attori dell'intero cast e non mi riferisco solo ai già citati protagonisti ma anche ai ruoli di contorno tra cui spiccano una bravissima Candy Clark nella parte di Debbie, per la quale fu candidata al premio Oscar come attrice non protagonista ed è con il suo biondissimo casco biondo una delle icone del film, Harrison Ford nel ruolo di Bob Falfa, rivale e nemico di John Milner, che pur essendo inquadrato per pochi minuti con la sua aria strafottente ha tutte le caratteristiche della canaglia dello spazio Ian Solo.

Fermo nel tempo, non invecchia mai come la splendida colonna sonora che si ascolta durante l'intera visione, da non sottovalutare neanche il seguito intitolato "More American Graffiti" in cui ci viene raccontata la vita dei quattro protagonisti che hanno preso strade diverse.

 

 

 Visualizza immagine di origine George Lucas riprende i sui american graffiti

 

 

Richard Dreyfuss

E' un attore simbolo di quel periodo e qui da prova del suo

grande talento.

Ron Howard

Ricalca il ruolo di Ricky Cunningham che lo aveva reso

famoso ma la sua carriera di attore non ebbe un grande

seguito, riscosse più consensi come regista.

Paul Le Mat

Il più bravo dei quattro protagonisti, un attore che avrei voluto

vedere più spesso.

Charles Martin Smith

Sembra nato per questo ruolo e se la cava egregiamente.

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