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American Gigolò

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su American Gigolò

di Enrique
6 stelle

Quando il film incomincia, il gentleman che assolve il ruolo di protagonista (Julian Kay/R.Gere) ha già, da tempo, avuto modo di introdursi negli gli anfratti più torbidi dell’alta società americana. Ha avuto modo di studiarne i vizi; di sfruttarne le debolezze; di sperimentarne i lussi. Julian Kay è un uomo che ha il potere nelle sue mani e sa molto bene come usarlo. Un potere, a ben vedere, estremamente effimero. Così, l’ingenuo desiderio di un uomo che si illude di poter trarre vantaggio dai vizi (molti) e dalle virtù (poche) di una classe di privilegiati (che di immacolato ha solo l’epidermide del volto) è destinato ad appassire miseramente. Presto arriva il momento in cui egli dovrà fare i conti con le perversioni, le reticenze ed il cinismo di tale mondo dorato. Un sortilegio meschino ed inafferrabile lo vuole, infatti, incatenare a responsabilità gravissime. Vuole farlo sprofondare nel pozzo nero della società d’alto borgo (da lui frequentata fino ad un minuto prima).

Ebbene; troverà, il buon Julian, la sua ancora di salvezza? O dovrà rassegnarsi a subire l’applicazione draconiana della regola “chi di mercimonio ferisce di mercimonio perisce”?

Dal momento che P.Schrader dissemina sottotesti sociologici (OGM) con estrema parsimonia e circospezione (la stessa usata dai personaggi che popolano il film per tutta la durata del medesimo) non è facile, da subito, maturare una chiara e precisa impressione sul suo film. R.Gere emana un fascino magnetico (su chi non gli può resistere), ma la freddezza del luoghi e l’anaffettività degli animi impera, sempre. Nella penombra dei jet set e delle camere da letto prolifera una dissoluzione etica che eleva l’edonismo e l’inanità esistenziale a legge morale, mentre anestetizza i migliori sentimenti. Una presunta verità, nondimeno, smascherata da una coraggiosa (quanto improbabile) prova d’amore.

Un film discreto, dunque, che ha, peraltro, il merito di annunciare l’avvento di un decennio (gli anni ‘80) che si specchia nel jet set frequentato da Julian e che, di quest’ultimo, non potrà (neppure lui) fare a meno.

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