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Memorie di un assassino

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Memorie di un assassino

di degoffro
8 stelle

Potente ed affascinante thriller sudcoreano capace di offrire, dietro l’apparenza di un film di genere, il ritratto disincantato, amaro e grottesco di un paese in estrema difficoltà. Ispirato a sanguinosi fatti di cronaca accaduti tra il 1986 e il 1991, l’opera del giovane talentuoso Bong Joon-ho (classe 1969) unisce, con repentini ma efficaci cambi di tono e ritmo, una tensione sopraffina (l’omicidio notturno della ragazza nei pressi della fabbrica, il serrato confronto finale a tre presso il tunnel) e un’ironia quasi surreale (il poliziotto nella sauna alla ricerca del colpevole che per lui non può che essere un uomo senza peli o l’incontro con la maga e la conseguente preparazione di un intruglio sul luogo del delitto per sbrogliare la matassa), accompagnati ad una denuncia durissima delle modalità di indagine violente, arbitrarie, arcaiche, poco scrupolose ed ottuse delle forze di polizia, più interessate, anche attraverso confessioni estorte con la forza, a trovare un qualsiasi colpevole, soprattutto tra i poveracci (viene accusato e malmenato senza pietà perfino un ritardato) che non ad accertare la verità dei fatti (il regista ha assicurato che tutto quanto raccontato nel film, anche quello che può apparire assurdo, è vero, il che mette una certa inquietudine). Ottimo e suggestivo utilizzo degli spazi (l’incipit tra i campi, la sequenza alla cava), due attori in gran forma, sceneggiatura densa, sfaccettata, attenta anche al privato dei protagonisti e piena di dettagli (convince soprattutto la progressiva “metamorfosi” dell’equilibrato e saggio sbirro venuto da Seul, travolto dal caso del serial killer e, nel finale, convertitosi inevitabilmente ai metodi aggressivi e brutali del suo collega pur di dare un volto al criminale, tanto che, in un inatteso ribaltamento dei ruoli, dovrà essere fermato proprio dal poliziotto di provincia nella sua furia contro il presunto colpevole, scagionato dalle analisi dello sperma provenienti dagli Usa). I dialoghi a volte sono irresistibili (“Però con i pugni non ci sai fare!” “Se per questo tu non hai occhio per i criminali, o sbaglio!” è il primo confronto tra i due protagonisti dopo che il poliziotto di campagna ha aggredito il collega che è venuto da Seul per aiutarlo, scambiandolo maldestramente per il serial killer), ed il finale non omologato appare proprio per questo ancor più riuscito ed intrigante (il ritorno del protagonista, ormai uscito dalla polizia, sul luogo del primo delitto e l’incontro con una ragazzina da cui scopre che, poco prima, un altro uomo si era presentato in quel medesimo posto dove molto tempo prima aveva commesso qualcosa). Da noi uscito solo in dvd, nonostante il premio per la sceneggiatura ed il premio del pubblico al Festival di Torino. Trionfo al box office nazionale con oltre 5 milioni di spettatori.

Voto: 7 e mezzo.

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