Regia di Woody Allen vedi scheda film
Hannah e le sue sorelle Holly e Lee confrontano le loro esistenze sedute attorno ad un tavolo mentre la macchina da presa le ruota attorno come a tessere e stendere un filo che le leghi tutte assieme.
Lo sguardo dello spettatore è ora negli occhi di chi pensa che la sua vita sia salda e solida nonostante (o grazie) ad alcune rinunce fatte, ora è sulle labbra di chi indugia sull'allontanarsi dall'uomo che l'ha accompagnata dalla giovinezza alla maturità ma ha esaurito il suo ruolo di maestro di vita, ora è nei gesti di chi non ha trovato ancora una sua dimensione ed un ruolo ma specialmente non ha ancora capito esattamente chi è.
Se le "Tre sorelle" di Chechov sono uno spunto, intense suggestioni bergmaniane sono più vicine e magistralmente fuse con una messa in scena che riecheggia fortemente Robert Altman e i suoi film corali.
Ma laddove Altman usava spesso condurre spunti diversi a convergere verso un unico sbocco finale, Woody Allen fila e disfa (Penelope docet) continuamente la sua tela di intrecci tra le diverse storie giocando a spostare il baricentro della narrazione da una parte all'altra.
Storie che sembrano nascere, altre che sembrano finire, altre ancora che sono o erano impossibili, ma nulla è chiaro fin quasi alla fine.
Allen è in un vero stato di grazia in questo autentico gioiello che dirige quasi come una giostra o un girotondo, una "Ronde" meno meccanicistica e schematica rispetto a quella di Max Ophuls "La ronde - Il piacere e l'amore", (e di Arthur Schnitzler) ma altrettanto efficace nel passare da un capitolo all'altro, tanti piccoli quadri, ognuno dotato di una sua struttura narrativa.
E lui (Allen), l'alienato ed ipocondriaco Mickey, è il tessitore della tela che lega tutto e tutti e che ad intervalli quasi regolari ed esattamente là dove è necessario spezza le tensioni oppure accelera i ritmi della narrazione.
E' un cast magistrale quello che dà volti e corpi a questa giostra di sentimenti e rapporti umani, con tre interpreti femminili strepitose tra le quali forse Dianne Wiest svetta un poco al di sopra rispetto alle bravissime Mia Farrow e Barbara Hershey.
E' la festa del "Thanksgiving day" ad aprire e chiudere come un ellissi un racconto durato un anno, ma a chiudere il tutto resta ancoralo spazio per un piccolo colpo di coda finale.
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