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La casa sul lago del tempo

Regia di Alejandro Agresti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La casa sul lago del tempo

di spopola
4 stelle

Manierato e insopportabile, è un film che ha dalla sua soltanto la suggestione delle ambientazioni. Viene persino chiamata in causa la povera e “incolpevole” Jane Austen di “Persuasione”. Da sconsigliare assolutamente a coloro che soffrono di diabete, per la quantità industriale di liquido zuccherino che ci viene riversato addosso.

Una cosuccia patetico-sentimentale che pasticcia in malo modo con le discrepanze temporali per raccontare con maldestra approssimazione la scontata progressione di un innamoramento (im)possibile al di là del tempo e dello spazio. Da orchite cronicizzata insomma, da quanto risulta manierato e insopportabile, nonostante la suggestione delle ambientazioni e il “tentativo” di richiesta di “aiuto” indotto, con la chiamata in causa (che spudorata presunzione per cercare di impreziosire la materia!!!) persino della povera e “incolpevole” Jane Austen di “Persuasione”. Da sconsigliare assolutamente a coloro che soffrono di diabete, per la quantità industriale di liquido zuccherino che ci viene riversato addosso fra uno sbadiglio e un rilassamento muscolare, nell’interminabile ora e mezzo di visione: rischierebbero sicuramente di entrare in coma per “iperglicemia acuta”. Temerario e sconclusionato nell’assunto, è una specie di “ritorno al futuro” rivisto e corretto (persino “raffazzonato” oserei dire) secondo le poetiche decadenti di un romanticismo “tardivo e ipocrita” di stampo “postgrandotelliano” (da far rivoltare più volte nella tomba persino il buon Einstein per le troppe incongruenze rattoppate che sfidano la credibilità del buon senso!!) dove solo il servizio postale “ci fa una gran bella figura” (e chi si avventurerà nella visione capirà perfettamente cosa intendo dire) che non può nemmeno contare sull’apporto di una decente resa recitativa degli interpreti, tutti sfocati e poco credibili, assolutamente al di sotto insomma della linea di “galleggiamento” della sufficienza. Ma rassicuratevi “signorinelle pallide e palpitanti”: l’inevitabile (prevedibilissimo) happy end è scontato e non ci sarà risparmiato, statene certe! ci mancherebbe altro!!! Servirà per lo meno a rasserenare gli animi e a far tornare a casa tutti “felici e contenti” nonostante l’insopportabile, nauseabondo sapore di melassa che continuerà a disgustarci il palato. In un contesto diverso, potrebbe risultare apprezzabile per lo meno la colonna sonora, qui invece capace soltanto di sottolineare ulteriormente la banalizzazione dei troppi luoghi comuni disseminati a piene mani. Un contrappunto sonoro “modaiolo” – a sua volta scontato e prevedibile - che tenta di utilizzare al meglio “fascinazioni” di diversa fonte e provenienza mescolando persino (fra le altre cose) Carla Bruni e le indimenticabili note della colonna sonora di Francis Lai per “Un uomo e una donna”, nella vana speranza di riuscire così per lo meno a “salvare il salvabile”.

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