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Forza bruta

Regia di Jules Dassin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Forza bruta

di rocky85
9 stelle

“Quando sei dentro, perfino le porcherie di fuori ti sembrano belle. Probabilmente solo perché sono accadute fuori”.

 

Il penitenziario di Westgate si erge con i suoi invalicabili cancelli circondato dal mare. Sotto una pioggia scrosciante, Joe Collins (Burt Lancaster) viene ricondotto dalle guardie nella cella R17, dopo giorni di isolamento in seguito ad un fallito tentativo di evasione. Il carcere è in balìa del sadico capo delle guardie Munsey (Hume Cronyn) che, data l’incompetenza del direttore, spadroneggia e tenta di mettere i detenuti gli uni contro gli altri. La situazione diventa sempre più insostenibile, i focolai di rivolta cominciano a crescere sempre di più. Joe, insieme ai suoi compagni di cella e con l’aiuto del vecchio e influente Gallagher (Charles Bickford), prepara uno spettacolare piano di evasione. Ma non sa che tra i suoi uomini c’è un traditore.

“La forza bruta crea i capi, ma può anche distruggerli!”. È probabilmente la frase-chiave di Forza bruta (Brute Force, 1947), splendido dramma carcerario e primo capolavoro diretto da Jules Dassin. Prodotto da Mark Hellinger e sceneggiato magnificamente dal futuro regista Richard Brooks, il film si pone come ambizioso obiettivo quello di coniugare il cinema di azione con quello di denuncia e di ispirazione sociale. Opera ambigua e di enorme potenza visiva e narrativa, Forza bruta mette in scena proprio il contrasto tra la forza ottusa e oppressiva dei carcerieri e quella anarchica e libertaria dei detenuti. Dassin ricostruisce la claustrofobica ambientazione carceraria, alternando sequenze che avvengono al di fuori per raccontare gli antecedenti degli occupanti della cella R17. La ricostruzione scenografica è perfetta, angosciante e opprimente, dominata dalla presenza di orologi in ogni angolo del carcere che scandiscono il tempo, tempo che non passa mai e che sembra sempre uguale a sé stesso. Dassin contamina inoltre il film con gli elementi tipici del noir, ovvero quelli del destino tragico incombente e inevitabile per i suoi personaggi. Burt Lancaster, al suo secondo film da interprete dopo il folgorante esordio ne I gangsters, tratteggia un eroe tragico che sarà fonte di ispirazione per i grandi personaggi ribelli degli anni Sessanta e Settanta. Opera imprescindibile, fonte di ispirazione ancora oggi per ogni film carcerario, dominata dalla presenza sovrastante della tragedia e del fallimento.

 

“Quella porta si apre tre volte: quando entri qui, quando hai scontato la pena o quando sei morto”.

 

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