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La guerra lampo dei fratelli Marx

Regia di Leo McCarey vedi scheda film

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La recensione su La guerra lampo dei fratelli Marx

di mm40
7 stelle

Non è materia di discussione, che i primi film dei fratelli Marx siano dei piccoli gioielli; La guerra lampo (Duck soap, titolo originale) è uno dei più sconquassanti e di maggior fama nella manciata di titoli prodotti dalla banda a strettissimo giro di posta. Anche perché, superata la fase iniziale strettamente legata alle commedie teatrali da cui i film venivano tratti, e stabiliti con una certa approssimazione i ruoli e le dinamiche fra i quattro, arrivati al quinto (questo) titolo, ormai la macchina è ben oliata e il serbatoio di gag sempre pieno garantisce una riuscita sublime. Ovviamente non si parla di capolavori dal punto di vista tecnico, ma di pellicole di notevole professionalità sì; senza le quali, peraltro, alla storia del cinema mancherebbe sicuramente qualcosa. E cioè una buona fetta delle codificazioni classiche della comicità sul grande schermo, dai ritmi (altissimi, inusuali persino all’epoca) alle interazioni fra i personaggi, dai tempi delle battute allo sconfinato repertorio di gag, dai dialoghi surreali farciti di battute sottilissime e giochi di parole – tutta materia di Groucho, naturalmente, alla comicità fisica, slapstick portata gloriosamente avanti da Chico e soprattutto Harpo. A Zeppo, come al solito, tocca un semplice ruolo di spalla. Inoltre in questo film, un vero e proprio patrimonio di gioia ed esuberanza, si arriva a criticare pur velatamente la tesa situazione politica dei tempi, la facilità nei cambi di governo, di linea politica e soprattutto nel muovere guerra: territori ostici per la comicità, ma non per i Marx, capaci di ironizzare su qualsiasi argomento; non la presero bene le nazioni più colpite da questa sorta di satira delirante: in Germania e in Italia, per esempio, il film non venne importato. I quattro fratelli offrono, con la complicità della sempre abilissima Margaret Dumont, tutto il consueto, roboante circo di spumeggiante ilarità, comprese come sempre un paio di esibizioni cantate, ma per una volta nella sceneggiatura (Bert Kalmar e Harry Ruby, con dialoghi addizionali di Nat Perrin e Arthur Sheekman) non sono previsti gli spettacolini di Chico al piano e di Harpo all’arpa. Tante le battute fulminanti, purtroppo spesso intraducibili, e una trama minuscola, ma sufficiente per il contesto, particolarmente insidiosa per il genere; Kalmar e Ruby avevano già firmato I fratelli Marx al college (1932) e l'affiatamento del gruppo di lavoro è palese; la regia è invece affidata per la prima volta a Leo McCarey: ma, seppure non deluda, come spesso accadeva per questo tipo di film/prodotto, sarà anche l’ultima. 7/10.

La trama

Un uomo di nessuna capacità politica finisce fortunosamente a capo della nazione di Freedonia. La crisi peggiora e si va incontro alla guerra, come per scherzo.

(Re-visione 25/8/21)

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