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La dignità degli ultimi

Regia di Fernando E. Solanas vedi scheda film

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La recensione su La dignità degli ultimi

di Peppe Comune
9 stelle

Argentina, 2001. Il paese è al collasso economico : i poveri diventano sempre più poveri, i risparmiatori rischiano di veder sfumati d'un colpo i sacrifici di una vita, il lavoro latita, le fabbriche chiudono e la polizia usa proiettili veri per sedare la ribellione che agita le strade. Il presidente Fernando de la Rùa è costretto a dimettersi a causa del montante e generale dissenso popolare, ma i governi che si susseguono, pur avviando un lento processo di ripresa economica del paese, non si sottraggono affatto dai vincoli contratti col modello economico neoliberista e imposti dal Fondo Monetario Internazionale. É  questo il quadro socio politico che è servito a Fernando Solanas per girare questo bellissimo film documentario, che poi si concentra su quell'umanità che resiste nonostante tutto, che non si piega, che combatte strenuamente contro le ingiustizie per riacquistare la propria dignità di uomini liberi e cittadini attivi. Così conosciamo la storia di Martin, un poni express che sogna di diventare uno scrittore, ferito a morte durante una manifestazione di protesta e vivo grazie all'intervento risolutivo di El Toba, un militante politico di lungo corso che ha conosciuto le persecuzioni della dittatura e che ora si preoccupa di tenere in vita una mensa comunitaria che da da mangiare a tante persone bisognose. Conosciamo poi l'azione dei "Piqueteros", un movimento spontaneo che organizza picchetti ad ogni manifestazione, e quella di Carola e Silvia, che testimoniano della difficoltà di lavorare in ospedale e di garantire un'assistenza sanitaria almeno dignitosa. Ci sono poi le storie di Lucy e di tanti altri come lei a cui le banche stanno sottraendo ogni bene di famiglia e che, unendosi in un gruppo compatto, usano presentarsi alle aste giudiziarie impedentone lo svolgimento limitandosi ad intonare l'inno argentino. E ancora, le storie di Dario Santillan, freddato alle spalle dalla polizia durante una manifestazione, di Padre Gustavo, costretto ad officiare messa nella propria abitazione perchè gli è stata chiusa la chiesa a causa delle denuncie fatte da lui contro le iniquità sociali prodotte dal governo centrale, degli operai della Zanon che combattono per conservare il proprio posto di lavoro. Queste e tante altre storie insomma, che fanno tutte insieme la storia recente dell'Argentina, quella del suo popolo fiero e combativo che mostra nella lotta per la riconquista della propria dignità la faccia più bella del mondo.

 

 

Quando si perde un lavoro e non si hanno altre entrate su cui contare, quando non si è più in grado di adempiere agli impegni presi con le banche e si è vessati da debiti che crescono sempre più, quando si è costetti a vendere beni di primissima necessità per cercare di sopravvivere, quando si vive in baraccopoli di fortuna perchè la povertà è stata sempre la tua miglior compagna di viaggio, in altri termini, quando i problemi pressanti dovuti ad un'esistenza precaria ti scoprono solo con te stesso, è molto alta la possibilità di qualificare come fallimenti personali anche quei fatti ragionevolmente ascrivibili a distorsioni sociali generati dalla cattiva gestione della cosa pubblica. Come molto prossimo è il baratro esistenziale in cui si può rischiare di sprofondare. Al contrario, quando nel terreno "sistemico" della precarietà esistenziale ci si scopre essere in tanti e tutti sono animati dal comune interesse a non rimanere da soli, quando lo spirito solidaristico e la conseguenza più diretta ed immediata del riconoscersi come un popolo di diseredati che combatte sotto la stessa bandiera contro i tentacoli multiformi dell'ingiustizia sociale, quando l'indigenza economica di cui ci si scopre vittima assume il volto concreto di un "sistema mondo" il cui modello è concepito apposta per salvaguardare precipuamente gli interessi dei padroni del vapore, insomma, quando succede tutto quanto descritto, allora si può inquadrare realisticamente la propria particolare situazione in una dimensione molto più ampia, riacquistare la dignità di uomini portatori di diritti e credere nella lotta del popolo unito come al possibile e fondamentale strumento per sovvertire lo stato delle cose. Ecco, a mio avviso, se c'è un elemento analitico che emerge più di ogni altro da questo bellissimo film di Fernando Solanas questo è il fatto che, il sorgere di una chiara coscienza collettiva diventa elemento sufficiente per impedire che dei guasti sociali prodotti su vasta scala possano essere presentati "semplicisticamente" come  la risultante algebrica di tanti errori individuali. Fernando Solanas ci porta dentro la crisi argentina facendocene percepire tutta la matrice sistemica, ci racconta "le storie dei nessuno, di donne e uomini come tanti argentini senza risorse e senza nome. Sono quelli che hanno sempre sofferto privazioni ed avversità. Sono il popolo della sopportazione, coloro che portano come bandiera il loro coraggio a la loro dignità". Le storie di uomini e donne che alla quieta rassegnazione di una precarietà imposta dall'alto oppongono la fiera resistenza di chi sa di avere dei diritti da poter dfendere. Il punto di vista adottato si allinea con quello delle storie raccontate, eppure ne scaturisce un quadro d'insieme che non ti da mai la sensazione di essere sbilanciato "furbescamente" verso posizioni di parte, un documentario di precisa attendibilità analitica inomma, appassionato senza generare una visione forzatamente ideologica, "verista" senza scadere nel didascalismo. Si raccontano fatti tremendamente veri attraverso l'emotività compromessa e vigile insieme dei suoi protagonisti, finendo per conferire un senso ragionevole alla speranza in un domani migliore e fattiva concretezza all'idea che la lotta del popolo unito può giungere a dei risultati reali. Quella fatta giorno per giorno e senza far ricorso alla violenza gratuita, combattuta in nome di una democrazia autentica e rinnovata contro le ingiustizie e le iniquità sociali. Quella vigile contro ogni forma di autoritarismo politico.

"La dignità degli ultimi" è un grande film, un documentario che coniuga afficacemente le esigenze cinematografiche con l'impegno politico, la forma cinema che serve a conferirgli quella necesaria universalità artistica con le istanze solidaristiche che lo permeano nel profondo. Film da vedere e da promuovere. Per conoscere, per capire, per agire.    

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