Regia di John Carpenter vedi scheda film
Originalissimo lavoro di Carpenter che mixa con sapienza ingredienti wuxia, commedia e fantasy. Il risultato è un'opera godibilissima e sempreverde che a fronte del fallimento iniziale (sia di critica sia al botteghino) è andata poi acquisendo lo status di cult.
Tra i titoli simbolo di quello che fu l'action movie anni '80 davvero non può mancare questo “Grosso guaio a Chinatown”, sorta di mix tra cinema wuxia, commedia e fantasy, il tutto arrangiato su una struttura da classico film western. E se tale mix potrebbe far storcere il naso ai 'puristi' della settima arte (che poi cosa vorrà mai dire tale definizione?), cosa che peraltro effettivamente avvenne all'uscita del film nelle sale nel 1986, il tempo ha poi dato ragione a Carpenter e il suo film resta un sempreverde, godibilissimo anche trent'anni più tardi. Il ruolo da protagonista mattatore andò a Kurt Russell il quale, ansioso di evitare che l'etichetta 'Jena Plinsky' gli rimanesse appiccicata addosso ad aeternum, fu ben lieto di occupare il posto lasciato vacante da Jackie Chan, prima scelta del regista. L'attore di Hong Kong era all'epoca reduce dai primi, fallimentari lavori hollywoodiani (“Chi tocca il giallo muore” e “The Protector”) e preferì tornare a recitare in patria onde evitare ulteriori disastri. In diversi momenti il film farebbe pensare a una parodia del cinema di arti marziali orientali, si pensi ad esempio alla scena del 'matrimonio', con combattimenti che fanno il verso alle esagerazioni del cinema di Hong Kong, al prolungato duello volante o a quello comandato a distanza. Ma è una parodia garbata (oltre che riuscita e divertente) che non vuol offendere nessuno. Resta questo uno di quei casi in cui a fronte del totale fallimento al botteghino (11 milioni incassati contro i 20 spesi per produrlo) il titolo è andato poi acquisendo negli anni un suo status di cult.
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