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Grosso guaio a Chinatown

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su Grosso guaio a Chinatown

di giuliobonfante
8 stelle

All'epoca Carpenter si ritrovava schiacciato tra un bicipite di Schwarzenegger e un altro di Stallone, e mentre si dimenava doveva beccarsi pure le battute di quel brillante di Indiana Jones. Non gli rimaneva altro da fare che chiamare il vecchio compagno Kurt, e di usarlo come mezzo per sfogarsi e prendere per il culo il cinema d'azione americano degli anni '80 e l'ideologia destrorsa che gli stava dietro.
Russell è l'americano medio, uno di quelli che rumina porzioni extra large di pop corn sbracciandosi e tifando proprio per il Terminator o il Rambo di turno, quello che c'è in tv. E' un idiota purissimo che si trova nel bel mezzo di un'avventura volutamente grottesca, più che fantastica, prova del fatto che, a differenza dei colleghi, Carpenter sa benissimo di stare girando un b-movie. Questo è il primo motivo per cui Big Trouble in Little China, un b-movie, non lo è. E' una parodia, piuttosto, o almeno quasi, intelligentissima e d'avanguardia. La contaminazione orientale è una novità (e i rimandi draculeschi sono interessanti); le scene di combattimento sono ipermoderne, come il riuscitissimo umorismo "d'azione". Tutto il peso comico del film pesa sulle spalle di Kurt Russell, perfetto in un ruolo per lui insolito, che gli permette di sfuggire al personaggio che proprio Carpenter, usando un termine capatondiano, gli aveva appioppato. Pur salvando tutti, come gli amici già nominati e di lì a poco il perennemente canottierato Bruce Willis, il Jack Burton di Russell lo fa quasi per sbaglio ("It's all in the reflexes, babe"), e nella maggior parte dei momenti di pericolo, pur mettendosi in testa al gruppo, si rivela inutile e impacciato, mentre è l'amico dagli occhi a mandorla a far fuori tutti i cattivi. Attenzione però, perché se Carpenter mette su una satira pesantina su America e americani, ne riconosce anche i pregi. E allora Russell non è solo sfrontato e incosciente, ma è coraggioso e generoso, pur in modo macchiettistico, e decide di aiutare l'amico anche se nulla lo obbliga, se non la donna (che alla fine rifiuta) e la ricerca dell'amato camion (usata più come scusa perchè l'aiutare, come l'amare la donna, è una debolezza). Sente una sorta di impegno, di responsabilità, e in fondo, credendo di essere qualcuno, pur non essendolo veramente, si guadagna simpatia e dignità meritate.
Esperimento riuscito alla grande, quindi, ma comunque non tra i progetti più ambiziosi di Carpenter. Colonna sonora perfetta dello stesso Carpenter e qualche effettaccio di troppo.

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