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Le luci della sera

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su Le luci della sera

di mm40
6 stelle

Umiliato e offeso, il mite idiota (nell’accezione di ingenuo, persona totalmente priva di malizie) Koistinen accetta l’ingiusto castigo, senza aver commesso alcun delitto, mentre i dèmoni suoi aguzzini se la spassano beatamente; le sue notti bianche nel sottosuolo non sono ancora finite. Le luci della sera è senz’altro il film più dostoevskijano mai girato da Kaurismaki, ovviamente se si eccettua il Delitto e castigo con cui esordì nel 1983; nella forzata solitudine del taciturno protagonista è possibile ritrovare tutta la disperazione del mondo senza grazia e senza pietà che l’autore russo descriveva un secolo e mezzo prima, un mondo di predestinati nel quale combattere per i propri ideali o semplicemente per un’idea più alta di giustizia non porta mai ad alcun risultato positivo. Lo stesso avviene appunto in questo film, scritto dallo stesso regista, che si chiude con un raggio di sole – quello dell’affetto di Aila – che non può comunque contrastare la violenza e le angherie cui il protagonista è sottoposto quasi per casta, per nascita: non è forse la medesima, vana consolazione che l’amore di Sonja offre a Raskolnikov? È un quadro ancora più cupo e pessimista del Kaurismaki medio, quello che emerge da Le luci della sera: la storia di una solitudine inguaribile, ormai patologica, fisiologica in un personaggio che non ha prospettive e vive con incoscienza la routine dei suoi giorni, a pilota automatico inserito. L'amore? Si vive anche senza. Il lavoro? Uno modo per passare il tempo. I colleghi? Figure anonime, quando non fastidiose. La vita stessa non ha particolare valore: Koistinen si fa picchiare senza opporsi, come non pronuncia una parola alla sentenza che lo condanna a un anno di galera, quando la sua innocenza sarebbe probabilmente dimostrabile con facilità. Film silenzioso e buio, che non pone domande nè prova a dare risposte, Le luci della sera semplicemente inquadra – senza permettersi di dare giudizi – la desolazione di una vita senza stimoli di un individuo sperduto in una città senz’anima, in cui la gente è egocentricamente chiusa in sè stessa e neppure un briciolo di compassione viene lasciato filtrare. Bravo il protagonista Janne Hyytiainen, che aveva già avuto un ruolino nel precedente L’uomo senza passato (2002); al suo fianco ci sono Maria Jarvenhelmi (bellezza algida e tutt’altro che kaurismakiana, ma qui necessaria e funzionante) e Maria Heiskanen, entrambe esordienti nel cinema dell’autore finlandese; cameo dell'amica Kati Outinen, che nei panni di una cassiera di supermercato ricorda/omaggia la sua parte in Ombre nel paradiso (1986). Fotografia abbastanza vivace (soprattutto, eccettuato L’uomo senza passato, rispetto ai precedenti lavori del regista) del solito e come sempre bravo Timo Salminen, Kaurismaki si occupa anche del montaggio e della produzione. 7,5/10.

Sulla trama

Il vigilante notturno di un centro commerciale esce con una bella ragazza; lei lo addormenta, gli sottrae le chiavi e i complici fanno un colpo alla gioielleria del centro commerciale. Parte della refurtiva viene quindi nascosta a casa del vigilante, che finisce in galera per un anno, senza ribellarsi o fare nomi. All'uscita cerca di vendicarsi aggredendo il boss che aveva organizzato la rapina, ma viene pestato brutalmente dai suoi scagnozzi.

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