Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Tre lustri sono trascorsi (meno di uno all'uscita del film) dall'apparizione di una stella polare, Lost in Translation, qualcosa di piu di una pellicola.
Qui siamo dalle parti dei primi, arditi, tentativi di sorpasso da parte della cineasta di buona famiglia. Quindici anni provando a reinventare un capolavoro mischiando la partitura, sulla breve distanza poteva avere un senso. Come se Versailles potesse reincarnarne il Park Hyatt di Tokyo. La storia, e quella è il meno, non era mai stata narrata con tanta freschezza e cotanta popular music. L'energia e l'ingordigia ancora dalla sua parte, la buona Sofia ci prova e fa un mezzo centro.
Frizzante, piacevole, dolce, c'è anche Kirsten Dunst nel suo ruolo più ingenuamente felice. E poi ci sono (le sue ultime..della regista) sequenze epocali: vuoi mettere una scalinata nuziale e navi da guerra a festa sulle note di Plainsong dei The Cure: la morte sua si dice. Film viziato dai fasti passati, classico da valutazione intermedia, Il comparto moda può andare nel dimenticatoio seppur preponderante; quello che conta è il mood, qui sopravviveva ancora un barlume. Da conservare, con discrezione.
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