Regia di D.J. Caruso vedi scheda film
Al Pacino resta e resterà sempre un grande attore. Su questo non c'è dubbio. Come non c'è nessuno dubbio sulla prestanza fisica di Mattew McConaughey, più abile a mettere in mostra il suo fisico che il suo potenziale recitativo. Anche se bisogna ammettere che in questo caso specifico non se la cava male. Rene Russo fà da contorno, anche se bisogna dire che è davvero un contorno gustoso. Risolta la questione sugli attori e sull'interpretazione, non resta che occuparsi della storia, che purtroppo non è nè carne nè pesce. Non si capisce se sia una metafora sull'importanza di essere sè stessi in un mondo di squali in cui è facile smarrire la propia identità, o una lezione impartita a chi si crede tanto navigato e invece ha ancora molto da imparare dai propi sbagli. Può darsi che l'intenzione degli sceneggiatori fosse un mix di entrambe queste ipotesi, ma la questione resta comunque poca cosa in quanto entrambe le soluzioni sanno di scontato e già visto centinaia di volte. Al Pacino ha interpretato così tante volte il mentore, angelico o mefistofelico, che ormai quasi non riusciamo più a immaginarlo in altre vesti; mentre McConaughey è sempre il ragazzone legato alla famiglia alle prese con avventure erotico-sentimentali tra un problema lavorativo e l'altro. Insomma un film "carino", pulito-pulito come il compitino di uno scolaro diligente, ma non del tutto sgradevole, con tanto di morale finale. Ma nulla di nuovo sotto il sole.
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