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Gli invisibili

Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli invisibili

di hallorann
8 stelle

Un film da rivalutare, un regista da riconsiderare

A trent’anni di distanza il pamphlet GLI INVISIBILI di Pasquale Squitieri si fa apprezzare meglio che nel ’88. Stiamo parlando di eventi connessi e postumi alla rivoluzione mancata del ’77: le radio libere e gli espropri proletari, la cultura alternativa, le comuni, la droga. E inoltre tutte le tipologie di “combattenti per il comunismo” autonomi, terroristi, dissociati, pentiti e Toni Negri il professore. I protagonisti sono Sirio, un ex operaio metallurgico, l’amico Apache testa calda propensa alla lotta armata, China dalle idee chiare e ragazza di Sirio, più una serie di comprimari che in seguito al suo arresto con Apache conoscerà nelle carceri. In particolare il carcere speciale di Trani (nucleo centrale del film) in cui politici e camorristi convivono e dove entrambi godono di maggiore libertà rispetto ai penitenziari. All’interno di questo microcosmo esplodono tutte le diversità e contraddizioni di un movimento: il professore appare lucido e disincantato nelle sue analisi e vaticini: “…stretto in una tenaglia tra le repressioni dello Stato e la variabile impazzita dell’ottuso militarismo di compagni che stanno facendo il gioco dell’avversario trascinando tutto nella catastrofe”.

 

 

“La lotta armata è degenerata nel terrorismo…la lotta armata non è più la rivolta che dalla fabbrica si diffondeva in tutto il tessuto sociale, è diventata il colpo alla nuca e questo ha scatenato la repressione e la reazione dell’opinione pubblica che stiamo pagando con l’isolamento…”.

 

In uno scambio verbale con Maurizio, un ex capo colonna, viene accusato di tradimento, di intelligenza col nemico (lo Stato). “E’ una follia sfidarli sul terreno militare, sarà una catastrofe”. La rivolta nel carcere manderà in frantumi le certezze di Sirio e sarà la metafora della dissoluzione del movimento e della sua inesorabile sconfitta. Squitieri trae spunto dall’omonimo romanzo di Nanni Balestrini, e con l’aiuto di un paio di sceneggiatori (tra cui Italo Moscati, che appare nei panni di un carcerato), rappresenta un’epoca in maniera partigiana, schierandosi con gli sconfitti, gli invisibili. Allo stesso tempo offre uno spaccato onesto e sincero, duro e drammatico, con punte di romanticismo che sfociano nel rimpianto. Schietto ma sempre scomodo il regista recentemente scomparso. Un piccolo grande film lo definì Rossana Rossanda de Il Manifesto.

 

 

Dal punto di vista tecnico gli attori se la cavano bene, tra non professionisti e professionisti troviamo una brava Giulia Fossà, il sempre efficace Victor Cavallo e la curiosità Igor Zalewski (il Marini della bufala Telekom Serbia). Le musiche di Renato Serio convincono nelle parti tese e drammatiche, molto meno nelle partiture melodiche.

 

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