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Il mio miglior nemico

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Il mio miglior nemico

di scapigliato
7 stelle

Un Verdone-regista misurato e un Verdone-attore mattatore sospeso tra l’istrionismo delle sue migliori macchiette (il suo Achille c’ha un po’ del “marito della Fosca”) e l’amarezza di un personaggio frustrato, quale è dopotutto il vero Achille, il più maturo dei disillusi personaggi verdoniani, ma il meno definito. Rispetto a “L’Amore è Eterno Finchè Dura” gli manca l’incisività e la credibilità, presente anche in “Manuale d’Amore” benchè non sia da lui firmato. Ciò che non gli manca è il lato ironico, buffo, tragicomico che fa di Verdone uno dei migliori attori del nostro paese, mai irreversibilmente drammatico, e non esclusivamente comico. In questo suo nuovo lavoro concede molto spazio a Silvio Muccino, che è bravo e va detto, e che sa immergersi nelle inquietudini dei ventenni come se le avesse scritte lui... Ops! Forse è proprio così. Naturale, spigliato, diretto, Muccino cavalva l’onda popolare dello stesso Verdone e gli fa da spalla di primo piano convergendo verso di sè le maggiori attenzioni dello spettatore. Ma il Carlo Nazionale sa come incidere nella messa in scena, sa come apparire e sa come piacere. Benigni è un poeta, un genio che potrebbe anche non avere bisogno del mezzo cinematografico. Verdone supera in bravura tutti gli attori italiani di cinema, o almeno quelli che come lui si confrontano con personaggi agitati, inquieti, insoddisfatti, sull’orlo dell’esaurimento. Chi invece, come Giannini e Proietti, ha una padronanza a volte inavvicinabile, non compete con Verdone per l’opposta natura dei personaggi e della filosofia che li fa nascere: Verdone è anche autore. Peccato però per la regia, nulla di diverso. Privilegia il racconto modellato sulle classiche situazioni riprese in campo medio o totale senza privilegiare i primi piani che fanno Cinema con la C maiuscola; gioca poco con il montaggio e tutto scorre semplice e accademico. Non è un difetto, ma il Cinema ha bisogno anche di questo. Purtroppo è un problema estetico proprio del nostro cinema italiano.

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