Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Due ore e mezza di avventure a ritmo indiavolato e gags che rendono piena giustizia al genere slapstick del periodo del muto a cui si rifà.
Mi avvicinai per la prima volta a “La grande corsa” di Blake Edwards grazie al mitico “Wacky Races”, serie animata di Hanna&Barbera che vedevo a raffica insieme ai miei amici da bambino. Il cartoon, uscito negli USA sul finire degli anni '60, prendeva spunto proprio dal sopracitato film anche se poi se ne discostava parecchio nello svolgimento. Il registro scelto da Edwards è quello della commedia slapstick della gloriosa epoca del muto, e ciò già si evince dai titoli di testa, assolutamente geniali, ricalcati su quelli di tale periodo, incluso nel formato 4:3. Il film è inoltre -si legge- dedicato a Oliver Hardy e Stan Laurel, quest'ultimo scomparso proprio mentre “La grande corsa” era in fase di lavorazione. Proprio le scelte stilistiche del regista furono alla base delle tante critiche negative che il film ricevette all'uscita nelle sale. Con gli anni “La grande corsa” è stata però rivalutata, e direi che si tratta di un atto dovuto perché siamo di fronte a due ore e mezza di avventure a ritmo indiavolato e gags che rendono piena giustizia al genere cui si rifaceva.
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