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Anche libero va bene

Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anche libero va bene

di degoffro
8 stelle

L'esordio alla regia del bravo attore Kim Rossi Stuart è bello, intenso, onesto, sicuro. Pur partendo da un soggetto oltre modo abusato, ormai oserei dire quasi facile, il neo regista riesce, con abilità e saggezza, ad evitare le rischiose trappole di un'opera ricattatoria, patetica, superficiale, stereotipata (la lezione di Gianni Amelio e del suo "Le chiavi di casa" di cui Kim era protagonista deve essergli servita parecchio). Il meglio del film è nei momenti intimi e quotidiani: il risveglio al mattino con il babbo in maglietta già impegnato a stirare; mamma Stefania racconta divertita ai due figli, a lei abbracciati, il giorno della loro nascita; Renato esorta il figlio a far sentire il suo affetto alla mamma; Tommi sta per fare il bagno, entra d'improvviso la mamma ed il ragazzino, quasi intimidito, esce dalla vasca e scappa via, lasciando la mamma, stupita, ad esclamare: "E mi lasci così?"; papà Renato, in auto, si esalta con Tommi per le ottime prestazioni a nuoto del figlio; ancora papà Renato, il giorno della competizione, prepara scrupoloso la colazione a Tommi (fa il te e non il latte perché troppo pesante); Tommi, dalla strada, vede le luci spente in casa; la visita dal medico: Tommi deve ricordare alla mamma che ha fatto la rosolia; Renato, Tommi e Viola nel lettone a vedere la televisione; Tommi arrossisce mentre una sua compagna di classe si avvicina a lui e inizia a parlargli con dolcezza; Tommi scrive su un biglietto "Ti amo" alla sua compagna, glielo nasconde in un libro mentre tutti gli alunni sono in cortile, quindi nega alla ragazza di essere l'autore del biglietto; Tommi, solo sulle scale, incontra il papà di Antonio che lo invita ad andare a pesca con lui; Tommi fugge di notte dalla casa di Antonio, rinuncia alla settimana bianca, sveglia il padre e lo abbraccia, lenendo l'inquieta disperazione dell'uomo; Tommi e Renato discutono sulla nuova attività sportiva del piccolo, il calcio: Tommi vorrebbe fare il centrocampista, mentre al padre piacerebbe vederlo libero. "Anche libero va bene", dice Tommi, accettando quel piccolo compromesso che fa felice papà. Assai ben gestiti i diversi momenti altamente drammatici: dalla (ri)comparsa improvvisa di mamma Stefania (sulle scale, al buio), alla furibonda scenata di Renato quando, rientrato a casa, scopre che la moglie è tornata, fino alla durissima e disperata reazione di Renato, ormai sommerso dai debiti, alla impaurita richiesta di Tommi di andare in settimana bianca con l'amico Antonio. Puntuale l'analisi del rapporto forte, complice ma imperfetto tra Renato e Tommi. A dare poi una marcia in più è il piccolo protagonista Alessandro Morace, volto ed espressività semplicemente strepitosi nella loro incredibile autenticità. Superflui solo alcuni passaggi narrativi come la sequenza sul set con il cammello (la litigata con il regista sembra un pò forzata ed artificiosa) o la sequenza onirica, non del tutto chiari certi personaggi (il compagno di scuola muto, ma anche la dispettosa sorella Viola che sperimenta con Tommi le sue ingenue fantasie sessuali avrebbe meritato più approfondimento). Anche il confronto con la felice famiglia borghese di Antonio appare, a tratti, fin troppo semplicistico e dimostrativo. In ogni caso Kim regista sorprende per il suo sguardo asciutto, pudico, attento, lucido e partecipe, mai compiaciuto, grossolano o isterico, realizza diverse sequenze acute ed intelligenti (la prima apparizione di Stefania, la gara di nuoto), non rinuncia a mettere in scena situazioni dure, dolorose, spesso impietose, anche crudeli, mantiene il film in delicato ma perfetto equilibrio tra dramma e commedia. Kim sceneggiatore forse non ha sempre il dono della sintesi ma sa chiudere con estrema brillantezza la sua storia (il finale è molto convincente, compresa la letterina che Stefania fa recapitare al figlio a scuola e che Tommi, in lacrime, legge sul pullman, mentre torna a casa) e si regala un ruolo a tutto tondo davvero molto bello e significativo (un padre premuroso ed affettuoso ma anche sanguigno, fragile ed isterico che alterna momenti di dolcissima tenerezza ad altri di violenta ed improvvisa rabbia ed inflessibilità). Kim attore, quasi morettiano nel look con barba, conferma di essere il più maturo e completo della sua generazione. Barbora Bobulova qui non solo è particolarmente brava e vibrante, peraltro in un ruolo tutt'altro che scontato (una donna che si concede avventure con uomini dell'alta società per poi tornare in famiglia, eccedendo in coccole e manifestazioni d'affetto quasi stucchevoli, Tommi all'amico Antonio di lei dice "Lei va e viene!"), ma è anche di una bellezza che lascia senza fiato (vederla sorridere poi è quasi un miracolo dopo film deprimenti come "La spettatrice" e "Tartarughe sul dorso"). Un solo vero, grande, limite: troppo spesso, anche inconsciamente, viene in mente Truffaut con il suo formidabile "I 400 colpi". Il ruolo del protagonista avrebbe dovuto essere interpretato da Sergio Rubini. Scritto con Linda Ferri ("La stanza del figlio" e "Luce dei miei occhi"), Federico Starnone e Francesco Giammusso. Musiche della Banda Osiris. Presentato, con notevole successo, alla "Quinzaine des Realizateurs" al Festival di Cannes del 2006 dove ha vinto il premio C.I.C.A.E.. Nastro d'argento, David di Donatello e Ciak d'oro per il miglior regista esordiente.
Voto: 7+

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