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Il grande caldo

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Il grande caldo

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 Il genere "noir" può contare in America fra gli anni Quaranta e Cinquanta una sfilza di capolavori impressionante... Uno dei grandi maestri del Noir è stato Fritz Lang (insieme a Huston, Wilder, Welles, Hawks... tutti pezzi da novanta) che con "Il grande caldo" ci ha dato il suo migliore film americano, degno di figurare accanto ai suoi capolavori tedeschi come "M" e "Metropolis". È un film amaro, per l'epoca piuttosto violento e controverso, che mostra il dilagare della corruzione in una cittadina di provincia e il potere di intimidazione di una banda di criminali sulla polizia locale, di cui ne farà le spese il protagonista Dave Bannion interpretato da Glenn Ford. Condotto ad un ritmo particolarmente spedito, formalmente controllatissimo in ogni elemento della composizione cinematografica, il film riprende le idee tipicamente Langhiane della colpevolezza universale e dell'uomo innocente risucchiato nella spirale di violenza che lo contamina: Dave passa dalle prime scene di idillica serenità familiare ad un incubo sempre più fosco e sanguinoso. Non c'è traccia di manicheismo e i personaggi sono tutti ottimamente definiti e interpretati: Glenn Ford non è un grande attore ma svolge il suo compito con la dovuta espressività, mentre risultano indimenticabili soprattutto Gloria Grahame dal volto sfigurato, che si ritaglia alcune grandi sequenze nella seconda parte, e un Lee Marvin da Oscar nella parte del mafioso sadico e violento che le getta in faccia il caffè bollente. La sceneggiatura ha una progressione infallibile in cui nulla sembra lasciato al caso, la regia tocca vertici di perfezione per gli stessi standard di Lang, che in genere erano piuttosto alti anche in America, pur non tralasciando talvolta il lavoro su commissione. Jocelyn Brando era la sorella di Marlon e interpreta la moglie di Bannion, ma, pur apparendo nei titoli insieme agli altri due protagonisti, ha poche scene a disposizione. Accoglienza critica positiva all'epoca ma senza troppi entusiasmi, naturalmente ignorato agli Oscar. 

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