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Mogliamante

Regia di Marco Vicario vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mogliamante

di degoffro
7 stelle

Provincia veneta, inizi del novecento. L’abbiente commerciante di vini Luigi De Angelis, per sfuggire all’accusa di omicidio (la piccola nipote della vittima, un suo ex socio, lo ha visto sul luogo del delitto accanto al cadavere), si nasconde, ferito, nel granaio del cugino Vincenzo, proprio di fronte a casa sua. Osserva così da vicino la trasformazione della moglie Antonia, dapprima quasi immobilizzata a letto da una malattia isterica (“La sua malattia non è nelle gambe, ma nel cervello!” sbotta il medico curante) e poi pronta a prendere in mano, con determinazione e tenacia, l’attività del marito, creduto morto. Antonia scopre così che l’uomo, oltre ad averla tradita ripetutamente con numerose donne, era un anarchico convinto, aveva una tipografia e svolgeva altresì l’attività di scrittore, pubblicando diversi testi politici e religiosi sotto lo pseudonimo di Ulisse. Sconvolta, Antonia decide di dedicarsi ad una vita libertina, vincendo quella frigidità che era stata causa del difficile rapporto con Luigi. Intrattiene una relazione con il giovane medico Dario Favella, in passato processato per omosessualità, conosce diverse amanti del marito, tra cui l’affascinante dottoressa Paola Pagano, fa pubblicare manoscritti inediti di Antonio, avvia una frenetica attività imprenditoriale che porta a bonificare e riorganizzare le molte terre ereditate dal padre avvocato e popolate da contadini costretti a vivere in condizioni di miseria e indigenza, fino a far aprire un ambulatorio medico per bambini. Luigi osserva impotente e stupito, da recluso volontario, la metamorfosi di Antonia “realizzata al di fuori di lui” in una “donna nuova, viva, libera, appassionata”, ma rifiuta di uscire dal suo rifugio, anche quando le accuse nei suoi confronti vengono meno con l’arresto del colpevole. Quando Antonia scopre che Luigi la spia dalla casa del cugino, porta a termine la sua vendetta nei confronti del marito, prima di riaccoglierlo in casa ma con una consapevolezza diversa e più matura.

Scritto da Rodolfo Sonego che, esagerando un po’, la considerava la sua migliore sceneggiatura (nata da un racconto della sua infanzia su un cavallo che era solito fermarsi davanti alle osterie di una strada percorsa abitualmente dal suo padrone, gran bevitore), avrebbe dovuto essere diretto da Marco Bellocchio (ma anche Louis Malle si era interessato al copione ma non voleva Claudia Cardinale, originaria scelta di Cristaldi, come protagonista). Con ogni probabilità il film sarebbe stato diverso, forse meno sbilanciato sul versante melò-romantico-romanzesco, ma l’altro Marco (il regista Vicario), abituato a destreggiarsi con disinvolta abilità tra tematiche pruriginose in versante commedia grottesco-scollacciata (suoi “Il prete sposato”, "Homo eroticus” con il Lando nazionale e “Paolo il caldo” con Giancarlo Giannini), porta a casa un lavoro dignitoso, intrigante e tutt’altro che da buttare. Sbeffeggiato e liquidato con sufficienza tanto dal Morandini (“dramma psicologico pretenzioso e superficiale”) e dal Mereghetti (“farsa di costume”, ma leggendo il giudizio, sull’edizione 2009, viene il forte dubbio che forse si abbia un ricordo opaco del film quando si scrive “Era il periodo in cui la Antonelli si spogliava” dal momento che qui l’incantevole Laura fa tutto tranne che spogliarsi) quanto, a sorpresa, da Davide Pulici di “Nocturno” per disattese speranze da voyeur (metro di valutazione di un film quanto meno discutibile, ma Pulici nel frattempo ha avuto modo di rivedere il suo sommario giudizio), “Mogliamante” è un raffinato e, a tratti persino commovente, ritratto di signora.

Antonia, immobilizzata a letto tanto da credere di essere vittima di una paralisi progressiva, riempita di sonniferi (per toglierle la forza di ribellarsi, come urla esasperata al marito, accusandolo di essere un vigliacco perché “Pensi solo alla tua tranquillità!”), costretta a vivere in una condizione di totale apatia, passività e depressione, con la sola compagnia dei pettegolezzi della giovane, disinibita e maliziosa Clara, di monotoni rosari con la servitù e di un disco, regalatole dal marito, con i rumori e i fischi di un treno, messo ad libitum sul suo grammofono, trattata alla stregua di una marionetta tenuta all’oscuro di tutto, in una condizione quasi infantile e di totale sottomissione, perché, in fondo, per Luigi era comodo avere una moglie tutta casa e Chiesa per spassarsela altrove (come gli fa presente con lucidità il cugino Vincenzo che gli rinfaccia che è “Colpa tua se non l’hai aiutata a crescere!”), dopo la scomparsa del marito, trova il coraggio, l’audacia e l’intraprendenza di uscire allo scoperto e, “travolta come un uragano” sentirsi finalmente donna, superando quei tabù e quelle costrizioni che le erano stati imposti da Luigi. Quest’ultimo, a sua volta, pronto ad attribuire solo alla frigidità della moglie “il nostro trauma”, senza riconoscer alcun tipo di responsabilità da parte sua (continua a reputarsi integro, nonostante i suoi numerosi tradimenti e la sua condotta disinvolta, ritenendo invece che per la donna sia diverso, in un atteggiamento meschino ed ipocrita, tipico di tanti uomini), è incapace di accettare il cambiamento e l’emancipazione di Antonia (“Adesso incomincia ad aprire gli occhi e a vendicarsi!” sottolinea sempre il saggio Vincenzo, in passato follemente innamorato della donna), vissuto passo dopo passo dalla finestra sul cortile nel palazzo dirimpetto alla sua abitazione, e per questo ancor più sofferto, doloroso ed insopportabile per lui, in un crudele eppur benefico contrappasso.

La sceneggiatura di Sonego non sempre riesce ad evitare facili scorciatoie (come Antonia intuisce che il marito è ancora vivo o il repentino passaggio della donna da casalinga annoiata ed inquieta a vivace e competente imprenditrice, dopo anni di assoluta inattività), colpi di scena truffaldini (lo spiazzante sparo del prefinale) o accenni di politica sociale piuttosto ininfluenti e nella parte conclusiva rende il gioco fin troppo svelato e ridondante (quel “Io non sarò mai più di nessuno” pronunciato da Antonia dopo la notte d’amore con Dario, davanti agli occhi esterrefatti di Luigi, liberatorio ma didascalico al tempo stesso, è un perfetto assist per le accuse di banale femminismo puntualmente mosse al film), ma è apprezzabile la delicata regia di Vicario che, pur citando a più riprese il cinema di Mauro Bolognini (come evidenzia sempre il Mereghetti), è attento a non scadere nell’erotismo più triviale o nella volgarità più risaputa, a valorizzare sia la straordinaria fotografia di Ennio Guarnieri (sia per gli interni aristocratici lussuosi che per gli autunnali e malinconici esterni) sia le splendide scenografie di Mario Garbuglia, a costruire un intreccio denso, accattivante e dall’inesorabile crescendo melodrammatico, ricco di pagine di toccante intensità (i primi viaggi di Antonia sulla carrozza del marito, le confidenze e le progressive aperture con Dario, amico prima cha amante, lo splendido finale, enfatico ma dal pregevole impatto emotivo), con poche cadute di gusto, nonostante il tema “scabroso” (piuttosto banale, per esempio, il montaggio alternato, quasi a inizio film, tra il tedioso rosario di Antonia e il divertimento erotico con Clara di Luigi, appena rientrato dal solito giro di lavoro, nella stanza accanto), dimostrandosi anche lodevole direttore d’attori.

Laura Antonelli (quanto le assomiglia Francesca Neri in questo film, sembrano quasi separate dalla nascita), reduce dall’altrettanto sottovalutato “L’innocente” di Visconti, “casta e pura” (per citare un altro suo titolo) si concede pochissimo (un accenno di masturbazione, un fugace bacio saffico e un altrettanto fugace rapporto a tre) ma sa ben trasmettere la presa di coscienza di Antonia, il suo essere vittima rassegnata ed infelice, in una condizione all’epoca comune a molte donne e il suo ribellarsi a uno status quo che non le appartiene e che rifiuta con orgoglio e fermezza. Marcello Mastroianni, già con lei in “Divina creatura” di Giuseppe Patroni Griffi del 1975, e lo stesso anno meraviglioso protagonista del fondamentale “Una giornata particolare” in un ruolo di supporto, tutt’altro che facile, conferma la sua straordinaria grandezza, recitando in sottrazione e con misura, spesso solo con gli occhi. Da menzionare però anche le partecipazioni dell’ottimo Gastone Moschin (il giudizioso ed assennato cugino Vincenzo) e di Enzo Robutti nei panni di un infervorato sacerdote (vera e propria macchietta a cui spettano i siparietti comici), le cui prediche dal pulpito dell’altare si trasformano in violente invettive contro il degenerare indecoroso dei costumi (all’inizio lo vediamo mentre tenta di sabotare anche un locale di ballo). Stefano Patrizi che interpreta Enrico, lo sfortunato fidanzato di Clara (una seducente e seduttiva Annie Belle), nonché presidente del locale Circolo Cattolico, deciso ad arrivare vergine al matrimonio ed inconsapevole dei ripetuti tradimenti della promessa sposa, l’anno successivo sarà il protagonista di “Ritratto di borghesia in nero” di Tonino Cervi. All’affascinante Olga Karlatos che interpreta la dottoressa Pagano, “prima donna laureata in medicina in provincia”, spetta la battuta più illuminante. Quando Antonia le chiede sorpresa come venga considerata dalla gente, risponde autoironica ma lapidaria: “Più o meno come una puttana!” Meritato David di Donatello alle dirompenti (per alcuni invadenti) musiche di Armando Trovajoli, vero valore aggiunto del film tanto da conferirgli, soprattutto nella parte conclusiva, toni quasi lirici. Produce Franco Cristaldi.

Laura Antonelli e Olga Karlatos nello stesso film e soprattutto nello stesso letto: roba da mandare in visibilio i fan del cinema bis che però rischiano, come il sopra citato Pulici, di rimanere altamente delusi se si aspettano un erotismo spinto e abbondante. Girato a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso dove i due immobili principali (la casa di Antonia e il rifugio di Luigi) si trovano effettivamente sulla stessa piazza, l’uno di fronte all’altro.

Voto: 6/7

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