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Giù la testa

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

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La recensione su Giù la testa

di scapigliato
8 stelle

Film decisamente schierato l'ultimo capitolo western della carriera di Leone. Schierato sì, ma da che parte? Questo è il bello della sua pellicola. Da un lato la rivoluzione con le sue regole, i suoi volti, i suoi dognmi, e dall'altra un uomo come il Juan Miranda di un eccezionale Rod Steiger che non sa cosa farsene di una rivoluzione. Lui ha il suo mondo, i suoi sei bambini e suo padre, e non vuole seguire un qualcosa che sforna cadaveri uno dietro l'altro. Un grande plauso ai due grandi attori protagonisti: un James Coburn granitico e tormentato, ed un Rod Steiger generosissimo, pieno di arte e di mestiere. Entrambi, insieme, hanno dato vita ad una coppia di amici-nemici bellissima. Intendo nemici nel senso di caratteri opposti e di visioni diverse, che li rendono come cane & gatto, creando una coppia comica e tragica difficilmente superabile.
Amicizia e comprensione virile, grandi ed estesi spazi, un treno, una sporca guerra, un cattivo-maschera, campi di prigionia e poche donne: ecco alcuni tra gli ingredienti fondamentali del grande regista romano che costellano questa pellicola, forse un poco discontinua per considerarla un capolavoro anche estetico come i film precedenti, ma efficace al punto giusto per dire con chiarezza una volta per tutte che Sergio Leone pensava e faceva cinema in Grande. Dopo di lui solo pochi autori di genere hanno voluto fare cinema veramente, molti altri si sono ammuffiti e chiusi le bare con le loro stesse mani partorendo prodotti troppo impegnati, troppo autoriali, troppo cerebrali e che, in parole povere, andavano a finire sempre là...nella cineteca di qualche critico o di qualche intellettuale con la pipa che crede ancora al cinema come uno strumento di propaganda e di nicchia.
Qui invece Leone, reinventa ulteriormente il west sostituendo ai pistoleri i rivoltosi, mettendo al posto dei villaggi disabitati grandi città rigogliose, al posto dei cavalli le motociclette, e al posto del mitico duello una giustizia veloce e "politica". Eppure il film sa conservare il fascino della frontiera, quella frontiera umana, interna e intima all'uomo, che è capace di parlare della rivoluzione anche prendendola in giro, umanizzarla e anche screditarla, preferendovi il semplice e umile volere di un uomo: la vita, né più né meno. Perchè Leone ha fatto un film sulla rivoluzione e sul suo lato peggiore: il suo spirito conservatore.

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