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Munich

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Munich

di Spielbergman
6 stelle

L’onestà di un bravo critico si riconosce quando si deve commentare in modo assolutamente razionale un film, senza cedere all’entusiasmo e rimanendo fermo sulle proprie condizioni. Ecco perché ho deciso di cambiare opinione sull’ultimo film di Spielberg, che è, e rimane, uno dei miei registi preferiti. Il film di Spielberg è di certo un capolavoro a livello cinematografico, perfetto, secco, crudo e affascinante stilisticamente e formalmente. un ottimo thriller drammatico. Ma come filo-israeliano, filo-americano e appassionato “machiavelliano”, non posso far altro ché trovare infine “Munich” un film che si perde nella sua parabola pacifista, raccontando una tragedia con eccessivo (e forse falso) rammarico per i fatti riportati, senza tener conto delle complesse meccaniche della politica moderna. Mi spiego meglio: il terrorismo è il principale nemico della democrazia. Che sia islamico, rosso, nero o quant’altro, il terrorismo và debellato con l’intelligence. I governi del mondo lo hanno sempre fatto, anche uccidendo, partendo da quella famosa “ragion di Stato” (la protezione e la salvaguardia del popolo da cui s’origina la rappresaglia e l’azione di difesa contro il nemico terrorista) che Machiavelli andava promuovendo. Il terrorismo non è mai giusto, è sempre sbagliato, poiché attacca alle spalle innocenti senza neppure affrontare il “nemico” in faccia. E quelli, i terroristi di Settembre Nero, sarebbero idealisti che lottano per la patria e per la libertà del popolo palestinese (pur rimanendo le ingiustizie subite dagli arabi nel corso dei secoli)? No, signor Spielberg, no, signori. Ci vuole ben altro che un grande senso dell’azione ed una sensibilità pacifista che straripa nel qualunquismo per fare un capolavoro. tutt’altro. Con “Munich”, Spielberg sperava di riportare alla mente le immagini di orrore suscitate in “Schindler’s List” (quello sì un capolavoro!) facendo la brava ramanzina sull’ “Immoralità” della violenza ad un governo, quello israeliano, che dal ’48 fa a cazzotti contro gli sceicchi sauditi (loro i veri “fascisti”, direi) che per soldi e potere non hanno fatto altro che mandare poveracci allo sbaraglio ragazzini con la cintura esplosiva. E questo non per “patriottismo” o “Idealismo”, o perché gli arabi fossero perseguitati. lo fanno perché Israele è sempre stato un pericolo per il Medio Oriente: costituisce, ed ha sempre costituito, l’unica democrazia mediorientale in mezzo a regimi totalitari di stampo religioso o politico. E Spielberg ci viene a dire che la difesa di uno Stato democratico, ma ancor di più, la difesa di un popolo da sempre perseguitato (dalla Diaspora alla Shoah), è ingiusta. È vero: neppure Israele è uno stato di santarellini, e le acquisizioni degli anni ’50 e ’60 lo dimostrano. Ma ciò non toglie che ogni stato democratico, appunto per salvaguardare i traguardi “civili” raggiunti, e la sua stessa popolazione, debba assolutamente combattere. Mettersi a fare tirate pacifiste su questo sacrosanto argomento non fa progredire il mondo, anzi: mette in discussione la differenza stessa fra “democrazia” (Israele, anche quella del ’72), e “dittatura” (che, con il fanatismo religioso o con il totalitasmo politico, ha da sempre governato posti come la Giordania, l’Egitto, l’Iran). No, mi dispiace, ma la difesa della democrazia và al di là del pacifismo rozzo che Spielberg (irriconoscibile) vorrebbe promulgare. Voto: 5.

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