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Munich

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Munich

di spopola
8 stelle

Ottimo ritorno di Spielberg al "grande cinema" che coinvolge e affascina. Una pellicola che insinua dubbi, pone domande, sveglia le coscienze e invita a riflettere e a considerare anche il pensiero degli altri, a tenere conto delle "esigenze" e delle "istanze" nonostante tutto e questa è davvero una qualità non secondaria in un modo che pretende di avere solo certezze assolute e unidirezionali, e che su queste fonda la propria dottrina prevaricante, aiutato dai media che ormai non "analizzano" più ma si limitano ad inginocchiarsi ossequisi di fronte al potere e ai suoi dettati ideologici. Film compatto e coeso realizzato con la consueta maestria tecnica, senza sbavature o compiacimenti, privo di "ghirigori" ma essenziale e potente, quasi un ritorno alle "origini". Importante per quello che dice (determinante anche la bellissima sceneggiatura alla quale ha collaborato anche l'autore di Angels in America - e si sente!) lo è analogamente per come lo dice, con razionale intelligenza e pessimismo cosmico. Ancora una analisi della violenza e delle sue conseguenze "contaminanti" da una diversa angolazione e prospettiva, ma analogamente feroce e sconfortante come quella di Cronemberg e del suo A History of violence. Non esistono ovviamente possibilità di confronto sul modo di "girare" e di intendere il "mezzo" cinema, in questo senso le procedure operative dei due autori si confermano distanti, ma è sui contenuti e sul "messaggio" che si può ravvisare più di una analogia: la violenza, qualunque sia la causa che la determina, è inutile e dannosa, "corrompe2 sempre e comunque, contamina, e dopo niente potrà mai più essere come prima, per nessuno, nemmeno per i portatori di quella "vendetta" ritenuta ideologicamente necessaria, ma che genererà a sua volta una inarrestabile violenza senza fine e sensa speranza in una spirale che trasformerà sempre e comunque i gatti in topi e viceversa. Spielberg parte ovviamente dal punto di vista israeliano (come potrebbe essere altrimenti?) ma è coraggioso e lucidamente determinato anche a tener conto in qualche modo delle ormai innegabili "ragioni degli altri", instillando incertezze crescenti in quelle macchine da guerra implacabili e sempre più alienate che finiranno per determinare moltissimi - troppi - "danni collaterali" e per subire a loro volta le implacabili conseguenze delle loro azioni. Parla del passato il regista, ma per "raccontarci" del presente (forse vorrebbe lanciare un monito e una esortazione per modificare atteggiamenti e rapporti, per cercare di indicare che la violenza e le ritorsioni rappresentano una via senza ritorno che può solo amplificare le dimensioni del conflitto sempre più devastante e definitivo, e che forse dovrebbero essere altri gli strumenti necessari per tentare in qualche modo una convivenza "pacifica" e sconfggere le estremizzazioni, ma la disperata constazione dei fatti e delle circostanze che determinano le tensioni crescenti fra attentati suicidi, eliminazioni "mirate" di mandanti che coinvolgono spesso civili innocenti finiscono per negare anche la speranza in una possibile soluzione "intelligente" che finalmente sia capace davvero di arrestare il vortice) e per spingersi ben oltre la questione Israelo Palestinese, fino ad inglobare l'America guerreggiante e post 11 settembre. Munich a mio avviso, indica giàchiaramente la genesi di quella tragedia, dimostra l'ineluttabilità storica di quell'evento e ne stigmatizza le conseguenze analogamente terrificanti che sono il contrario della ragione e dell'intelligenza.
Un'opera dura e essenziale quindi che avvolge molto il cervello ()ma senza dimenticare il cuore, e ci sono al riguardo, scene altamente coinvolgenti che trascinano verso l'emozione più viva e partecipata)!!!! Baravo Spielbereg: questa volta meriti davvero l'applauso incondizionato e il riconoscimento al valore per il girato, la storia, il messaggio, la resa degli interpreti e per la "portata morale" dell'insegnamento .

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