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Autostop rosso sangue

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su Autostop rosso sangue

di HypnoticEye
6 stelle

Tratto da un romanzo di Peter Kane e ambientato in un paesaggio californiano tra i più finti che si siano visti (le locations, in realtà, erano abruzzesi), un thriller erotico on the road che non lesina su sesso e violenza e sulla sgradevolezza di tutti i personaggi. Unica, anomala incursione di Pasquale Festa Campanile, specializzato nelle commedie di costume, in un genere a lui estraneo. L'epigrafe finale di Heinrich Boll rivela quali erano le intenzioni degli sceneggiatori (Ottavo Jemma, Aldo Crudo e il regista): leggere la sadica vicenda come un apologo sul matrimonio, ma è un'ambizione al di sopra delle possibilità del film, che funziona esclusivamente come prodotto di genere, oggi decisamente meno di quando uscì: certe brutalità tipiche del cinema italiano di quegli anni potevano impressionare gli spettatori di allora, al presente però appaiono scontate, così come datatissimi risultano essere molti dialoghi fra i due protagonisti, impregnati di critica sociale e femminismo post sessantottini. La presenza dell'inquietante David Hess, il rapinatore psicopatico a cui i litigiosi coniugi interpretati da Franco Nero e Corinne Cléry daranno un passaggio ritrovandosi così a vivere un incubo senza fine, vuole richiamare il lugubre "L'ultima casa a sinistra" di Craven (anche quello un rape & revenge movie, ossia stupro e vendetta), ma c'è anche una scena di inseguimento e tamponamento fra camion e automobile che cita esplicitamente il "Duel" di Spielberg. Una pellicola che sfrutta quindi cliché consolidati di tanto cinema americano, ma che farà, a sua volta, da modello di riferimento per altri futuri cult hollywoodiani, a cominciare da "The Hitcher" di Robert Harmon. Psicologie poco sviluppate, recitazione così così, musiche di Morricone non particolarmente incisive. Quando la storia sembra volgere al termine viene abilmente rilanciata per approdare ad un finale crudelissimo e pessimistico verso le "magnifiche sorti e progressive dell'umana gente". Peccato che Hess respiri anche da morto.

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