Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Altro che storie, questo è un capolavoro! No, perché leggendo giudizi meschini e incomprensibili come "datato", "abbastanza bello", "non male" mi viene la voglia di brandire l'acetta del termine "capolavoro". E' un film, intenso, tesissimo e incredibilmente ricco di annotazioni sociali e psicologiche (vuol dire che non le hanno notate) sul problema della gioventù allo sbando che già negli anni 50 in America cominciava a presentarsi. Chi riuscirebbe a fare un altro film che metta con tanta forza il dito nella piaga di questo problema, che ne individui con altrettanta chiarezza le cause e le possibili soluzioni, e metta così crudelmente alla berlina le ipocrisie e manchevolezze di quella (e questa) società? La vicenda, i personaggi, le situazioni sono di quelli che fanno stringere il cuore sin dall'inizio, e si finisce il film che quasi ci si trova a soffrire con quei poveri giovani. Essi sono allo sbando essenzialmente per lo sbandamento delle loro famiglie. Nel caso di James Dean, la sua famiglia, esteriormente ineccepibile, è ammorbata all'interno dal marcio dell'ipocrisia, della vacuità, della totale assenza di valori che non siano il denaro, la rispettabilità borghese, il farla franca anche quando si hanno delle responsabilità. Soprattutto non vi è dialogo tra i genitori, e ancor meno col figlio. Ma la vera macchia nera è il padre: pasticcione, inconcludente, vigliacco, incapace di affrontare i problemi e di fare da punto di riferimento al ragazzo (del quale ha disperato bisogno). Sarà forse il padre che non fa il padre la causa principale del malessere del figlio e della serie di morti. Dall'altra parte c'è il ragazzino, il cui padre è ancora più assente: divorziato, fuggito, chissà, si mette a posto la coscienza inviandogli un assegno mensile... Il ragazzo soffre da morire ed è ridotto allo sbando. E dire che la generazione del 68 avrebbe poi licenziato la figura del padre e, come conseguenza, abbiamo oggi i padri "amici" o "compagnoni", fatto che ha dato vita ad altre generazioni di giovani spaesati e confusi. Ray ha girato un grande film che ormai ha più di cinquant'anni, ma non ha perso un briciolo della sua attualità, e andrebbe mostrato a tutti i genitori e aspiranti tali di oggi. Commovente il finale, con quella giacchetta sul cadavere che lacera e scalda il cuore.
Avrei girato meno scene notturne. Questo è veramente tutto, perché il film è perfetto.
Bellissimo il personaggio che interpreta: un po' sbarazzino, ma molto umano e bisognoso di grandi valori come l'onestà, la responsabilità delle proprie azioni, la solidarietà.
Un maestro del cinema, al quale furono spesso tarpate le ali dalla taccagneria dei produttori, o dal loro portare il paraocchi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta