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L'ingorgo - Una storia impossibile

Regia di Luigi Comencini vedi scheda film

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La recensione su L'ingorgo - Una storia impossibile

di hupp2000
8 stelle

Lo considero una vera chicca nella filmografia di Luigi Comencini. E’ come se il cineasta avesse ripreso la scena iniziale di “Fellini 8 e mezzo” (1963), quella dell’ingorgo romano dal quale Guido (Marcello Mastroianni) evade in maniera surreale, e l’avesse dilatata, portata alle estreme conseguenze. Con il suo affollatissimo cast, rischiava di cadere nella trappola dei film a sketch: una pletora di volti noti, un racconto collettivo e spezzettato nel quale è difficile far esprimere il talento dei singoli pluri-blasonati interpreti. Invece, no. Quello che esce fuori è uno spaccato realistico quanto inquietante della società italiana di allora... e di oggi! Abbiamo il deputato volgare e arrogante, il poveraccio che si è fatto travolgere da un camion nella speranza di una pensione d’invalidità, un divo di Cinecittà piombato nel mondo della gente qualunque, i tifosi di calcio, il gruppetto di maschi stupratori, coppie in crisi, drammi familiari. Questo solo per citare alcune delle situazioni raccontate, ma ce n’è per tutti i gusti. Il film si fa quasi fantapolitico quando lo spettatore viene a sapere, attraverso un imbarazzante quanto stupefacente telegiornale, che l’ingorgo ha praticamente coinvolto l’intera rete stradale del Paese. L’attesa si fa lunga. I nervi sono a fior di pelle, i convenzionali rapporti tra individui scricchiolano. Poi, ci sono le esigenze primarie: bere, mangiare, dormire, defecare e orinare. Le soluzioni sono tutte “all’italiana”, ma senza macchiette, senza cadere in facili clichés. La scena dell’assalto ad un carico di omogeneizzati per neonati è impagabile, non meno della ricerca di posti appartati per i propri bisogni, come si diceva una volta.

 

Al di là della “location”, che è quasi il protagonista del film, siamo in presenza di una parata di attori che ricordano titoli come “Il Giudizio Universale” di Vittorio De Sica (1961) o addirittura “Il giorno più lungo” di Ken Annakin (1963). I vari interpreti hanno, a ben vedere, solo una manciata di minuti per farsi valere. Grazie ad una sceneggiatura ben pensata, riescono a trovare il loro spazio e a esprimere personaggi credibili. Splendidi Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e Ciccio Ingrassia. Più debole il gruppo di attori francesi. Gérard Depardieu, Patrick Dewaere e Miou Miou faticano un po’ nell’incarnare personaggi intimamente italiani. Un film praticamente scomparso da palinsesti e programmazioni ma che, secondo me, merita di essere riscoperto.

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